domenica 31 gennaio 2016

un amante deluso

Da una donna mi tolgo
che più non voglio amare,
poiché altra via non tiene
se non quella obliqua.
Sempre le fui sincero
senza alcuna bugia
e in fede mia l'amavo
più di ogni altra cosa.
Faccia ora ciò che vuole,
da me non avrà impegno.


Di più vale una bolla
che una donna che è tale
da prendere e lasciare:
ciò non è cortesia.
La sua faretra spesso
presta senza fatica,
secondo ciò che credo,
perché dà gran mercede
e bene lo so io
come lo sanno molti.

Neanche una prugna secca
darei per il suo amore.
Può farmene carezze
(perchè dovrei celarlo?)
se la vedo ne ho noia.
Solo non potrei fare
una cosa – sapete
perché? – […].
Dio, che mi sorregge,
le dia ciò che si merita.

È molto decaduta
la bellezza che aveva,
non le giova borace
né cosmetico alcuno.
È giusto che oramai
la gioventù la schivi
e così le par bene.
Chi giunge sul suo scoglio
male gliene incoglie
e sempre farà peggio.

Raimbaut de Vaqueiras (1165-1207)
(traduzione mia)

sabato 23 gennaio 2016

autoritratto con cranio di volpe

Nel mio volto che tutti dicono
più giovane della mia età
io indovino la mia faccia di vecchio
e la cosa non mi dispiace
purché il processo avvenga
per asciugatura – aderendo il più
possibile agli zigomi. La meta
è la forma pura – il suono secco
che dava il cranio di volpe quando
ne saggiavo col dito la durezza
(l'avevo raccolto apposta
mi erano piaciuti i canini
la cartilagine delicata che riempiva
le narici e soprattutto gli archi
perfetti degli zigomi – l'avevo
ripulito dalla terra e ogni tanto
tornavo a spolverarlo).

giovedì 21 gennaio 2016

vecchi versi


Stanotte nel sogno mi guardava
un sottile adolescente.

La sua voce era il rumore di fondo
in una stanza vuota, il rombo sotterraneo
di una guerra lontana,

la carne – logora di acque sepolte.

E il mio corpo era teso come un giovane tronco
a piombo sul mare silenzioso.

24 settembre 2002

mercoledì 20 gennaio 2016

i sette pilastri

Ti amai, perciò attrassi queste maree di
uomini nelle mie mani
e scrissi le mie volontà per tutto
il cielo e le stelle
per conquistarti la libertà, la degna
casa dai sette pilasrtri
perché i tuoi occhi potessero
brillare per me
al mio arrivo

La morte sembrò mia schiava sulla
strada, finché non fummo vicini
e ti vidi in attesa:
quando sorridesti e in dolorosa
invidia lui mi superò
e ti fece a pezzi:
nel suo silenzio

amore, fino allo stremo tastò il tuo corpo
nostro breve salario
nostro per un istante
prima che le mani morbide della Terra esplorassero la tua forma
e i vermi
ciechi ingrassassero con
la tua sostanza

gli uomini mi pregarono di iniziare la nostra opera,
la casa inviolata,
in memoria di te
ma dovetti frantumare il monumento perché fosse adatto,
incompleto: e ora
piccole cose strisciano fuori a rattopparsi
tuguri
all'ombra guasta
del tuo dono.

(Thomas Edward Lawrence, meglio noto 
come “Lawrence d'Arabia” -traduzione mia)


La poesia fu posta da Lawrence in epigrafe al suo libro più celebre, “I sette pilastri della saggezza” (1922). Il libro è dedicato a “S.A.”, probabilmente da intendersi come Selim “Dahoum” Ahmed (1897-1916), assistente di Lawrence durante la rivolta araba e, secondo molti, suo amante.

lunedì 18 gennaio 2016

l'immaginario collettivo

Non so quanti, fra i ventiquattro lettori di questo blog, sono su Facebook o su qualche altro social network.
Comunque, la scorsa settimana c'è stata, com'era prevedibile, un'inondazione di post dedicati alla morte di David Bowie.
Com'era pure prevedibile, c'è stata una moderata quantità di post dedicati alla scomparsa di Pierre Boulez, mentre il povero Paul Bley se lo sono filati solo quei quattro gatti che ascoltano il jazz.
E fin qui, nulla di strano. Del resto, è stato così anche sui giornali e in tivvù. Certo, a me piacerebbe vivere in un mondo in cui la casalinga di Voghera ascolta il Marteau sans maître e ricanta a memoria tutti gli assoli di Footloose, ma così non è, né sarà mai.

Però quello che mi ha colpito è stata la quantità di post sul tono "sì, ma tutti questi che adesso postano canzoni di Bowie mica lo sanno chi era Bowie". Come se per postare "Starman" o "Space Oddity" si dovesse prima fare un esame su vita, morte e miracoli di David Bowie.
Per dire: anch'io, che pure sono tutt'altro che un appassionato di rock, conosco "Heroes", "Under Pressure", "Life on Mars" e almeno altre cinque o sei sue canzoni, di cui magari non ricordo nemmeno i titoli. E le conosce anche la casalinga di Voghera.
Ciò significa che Bowie ha scritto una manciata di brani entrati nell'immaginario collettivo. "That is that", per citare un suo verso. Ciò non è, di per sé, né un titolo di merito, né di demerito. Nell'immaginario collettivo ci sono sia "Romagna mia", sia l'attacco della Quinta di Beethoven.

(Tra parentesi e in ultima battuta, perché non è che la mia opinione conti più di tanto: Bowie, a mio umilissimo parere, è stato un musicista intelligente, preparato, mai banale, che ha lavorato all'interno delle convenzioni del rock e del pop con una consapevolezza rara dei meccanismi musicali ed extramusicali. E per capire che cosa succedeva nel mondo nel 1972, forse The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars è più utile che non …explosant-fixe oppure Open, to Love
Con tutto che Open, to Love è uno dei miei dischi da isola deserta).

domenica 17 gennaio 2016

preterizioni


Chi addenta l'aria con un grido bianco
chi invece si accontenta
di suddividere pareti vuote.
In ogni caso ci vuole del tempo
e se poi fuori è inverno
e il freddo fa scintillare gli spigoli
capita anche che il foglio resti intatto
ed è meglio così
ne guadagna il respiro.

venerdì 15 gennaio 2016

correre per le strade



Ho una Chevrolet del '69
con una testata Fuelie 396 e un cambio Hurst sul pianale
mi aspetta stanotte giù al parcheggio
fuori dai magazzini Seven-Eleven
io e il mio socio Sonny l'abbiamo costruita da un rottame
lui viene con me da città a città
corriamo solo per soldi non abbiamo legami
li zittiamo e poi li stendiamo


Stanotte stanotte la pista è perfetta
voglio fargli mangiare la polvere dal primo giro
è arrivata l'estate è il momento giusto
per andare a correre per le strade

Cogliamo tutte le occasioni che ci capitano
copriamo tutto lo stato nord-orientale
quando chiudono le piste corriamo per le strade
dalle mulattiere alle interstatali
certe persone rinunciano a vivere
e cominciano a morire poco a poco pezzo per pezzo
certe persone rincasano dal lavoro si danno una lavata
e vanno a correre per le strade

Stanotte stanotte la pista è perfetta
voglio farli saltare tutti dai sedili
sfiderò tutto il mondo andremo a correre per le strade

L'ho incontrata sulla pista tre anni fa
in una Camaro con un tipo di Los Angeles
mi sono lasciato dietro la Camaro
e mi sono portato via quella ragazzina
ma ora ci sono rughe attorno agli occhi della mia donna
e la notte piange fino ad addormentarsi
quando torno la casa è buia
lei singhiozza “Tesoro è andato tutto bene?”
siede sul portico della casa di suo padre
ma tutti i suoi bei sogni sono spezzati
guarda fisso nella notte da sola
con gli occhi di una che odia solo per essere nata
per tutti i perdenti sconosciuti e gli angeli con le auto truccate
che rombano attraverso questa terra promessa
stanotte io e la mia donna ce ne andremo al mare
e ci laveremo questi peccati dalle mani

Stanotte stanotte l'autostrada è illuminata
stattene fuori dai piedi amico
perché è arrivata l'estate ed è il momento giusto
per andare a correre per le strade

Bruce Springsteen 

(da Darkness on the Edge of Town, 1978 - traduzione mia)


 * * *

"L’assunzione del punto di vista interno implica la rinuncia al commento politico esplicito, ossia a quell’elemento che ha sempre stabilito una asimmetria, un rapporto pedagogico tra il cantante di protesta e i suoi destinatari. Springsteen vuole evitare a tutti i costi di ricadere nella canzone di protesta, perché comporterebbe la perdita di quel punto di vista interno e, con esso, la potenza comunicativa e innovativa della sua scrittura, oltre che il rapporto simmetrico, empatico e partecipato che ha instaurato con il suo pubblico. I personaggi delle sue canzoni raramente denunciano in modo esplicito e politicamente articolato i processi sociali ed economici all’origine della loro condizione. Al contrario, li percepiscono come inevitabili e immodificabili alla pari degli eventi naturali."

(Alessandro Portelli - da qui)

canzone per una signora

Nel giorno dei seni e dei piccoli fianchi
la finestra butterata di pioggia cattiva,
pioggia petulante come un prete,
ci accoppiammo, tutte sagge e tutte pazze.
Come cucchiai giacemmo mentre la pioggia
sinistra ci cadeva come mosche sulle labbra
e sugli occhi contenti e sui piccoli fianchi.
“La stanza è fredda di pioggia”, dicevi
e tu, tu femminile, con il tuo fiore
recitavi novene alle mie caviglie e ai miei gomiti.
Sei un prodotto nazionale e un potere.
Oh mio cigno mia sguattera cara rosa di lana
persino un notaio vidimerebbe il nostro letto
mentre mi impasti e cresco come pane.

Anne Sexton (traduzione mia)

lunedì 11 gennaio 2016

onde alfa

Leggo che il cervello dei gatti funziona con la frequenza-base delle onde alfa, quelle che il cervello umano emette durante gli stati di profondo rilassamento, la meditazione o lo yoga. Non so se è vero. Però ho sempre amato il modo in cui i gatti si muovono, come scivolando in una privata galleria d'aria, a loro soltanto visibile e accessibile.
La gatta di C. ronfava di piacere, con i suoi infrasuoni gatteschi, finché seguivo la linea diritta dalla sommità della testa (quello spazio un po' concavo che c'è tra le orecchie dei gatti, dietro al quale si sente la depressione del cranio) fino alla coda, con il minuscolo sobbalzo di ciascuna vertebra attutito dal pelo morbido. Teneva gli occhi chiusi. Ma se appena appena provavo a deviare la mano, si voltava di scatto, mi assestava un piccolo morso (i denti non affondavano, la misura era precisa) e tornava a distendersi solo quando aveva ottenuto il ritorno alla traiettoria originaria.

venerdì 8 gennaio 2016

solo una cosa viva

Alba in trincea

L'oscurità si sgretola.
È lo stesso vecchio Tempo druido di sempre.
Solo una cosa viva mi scavalca la mano,
un ratto curioso e sardonico,

mentre colgo sul parapetto un papavero
da infilarmi dietro l'orecchio.
Buffo di un ratto, ti sparerebbero se sapessero
delle tue simpatie cosmopolite,
ora hai toccato questa mano inglese
farai lo stesso con una tedesca
fra poco, di certo, se ti verrà voglia
di attraversare il verde dormiente che ci separa.
Dentro di te sembri ridere mentre passi
accanto a occhi forti, belle membra, atleti arroganti
meno fortunati di te nella vita,
legati ai capricci dell'assassinio,
stesi sulle viscere della terra,
i campi lacerati di Francia.
Che cosa vedi nei nostri occhi
alle fiamme e al metallo urlante
scagliati per i cieli sereni?
Che tremore – che cuore sbigottito?
Papaveri con radici in vene d'uomini
cadono, continuano a cadere;
ma quello al mio orecchio è al sicuro:
solo un po' bianco di polvere.


Isaac Rosenberg (1890-1918)
traduzione mia.

giovedì 7 gennaio 2016

darwiniana

Quando ripassammo, dopo un'ora e mezza abbondante, la testuggine era ancora sulla soglia.
Non mi pare ci fosse un qualche particolare ostacolo a bloccarla. Si era solo fermata lì, con la testa già fuori e il didietro nell'aria calda e umida. Stava pensando? E se sì, a cosa?
C'erano parecchi cespi di insalata a pochi metri da lei, alcune compagne le stavano già mangiando (dico “compagne” per automatismo linguistico, potevano benissimo essere maschi per quanto ne so). Lei occupava tutta la soglia, impedendo l'uscita ad altre due o tre che erano ancora dentro. Nessuno sembrava protestare.
Dimenticavo di dire che erano testuggini giganti delle Galapagos (Chelonoidis niger), quelle che a quanto pare possono vivere fino a centocinquanta, duecento anni. Quanti ne avesse quel particolare esemplare, non so, ma capisco come, dalla sua prospettiva, un'ora di riflessione sulla soglia potesse parere un tempo congruo.
Leggo che queste tartarughe sono capaci di nuotare per galleggiamento passivo, elevando il lungo collo sulle onde a mo' di periscopio, e che sopravvivono anche per mesi senza cibo e senz'acqua. Sui loro gusci crescono i licheni. Il loro accoppiamento è lento e macchinoso. Sono immutate da decine, forse centinaia di milioni di anni. Ad ogni modo, le avevo già identificate come placidi gimnosofisti, che si lasciano piovere addosso e scottare dal solleone e mangiare dalle pulci senza abbandonare la pietra dove hanno scelto di meditare.
Poi ho letto anche che esiste una specie indigena di passeri addetta a pulir loro la pelle, e a volte una tartaruga lascia che uno di quegli uccelli le vada sotto, poi si abbassa di colpo, lo schiaccia e lo mangia.

mercoledì 6 gennaio 2016

l'alternativa o il fondamento

 Un vecchio amico*

Sveglio alle tre di mattina. C'era qualcosa di sbagliato. La casa fredda. Mi sentivo strano. Mi sono arreso all'insonnia, ho acceso il computer. R.I.P. Paul Bley.
...
Ci sono colpi da cui è impossibile riprendersi, specialmente quando sono travestiti da liberazione. Me lo ricordo come se fosse ieri, quando ho scartato la mia copia di Hot di Paul Bley e l'ho messa sul giradischi. L'assolo di pianoforte iniziale, surreale e motivico, su "When Will the Blues Leave", mi entrò dentro come un'iniezione di adrenalina.
La genenerazione prima della mia l'aveva presa con Footloose (1962), universalmente considerato uno dei migliori dischi di Bley. Nel Wisconsin nel 1986 non c'era un cavolo di Footloose da nessuna parte. Ho dovuto prenderla da Hot (1985), che bizzarramente ha quasi lo stesso esatto repertorio di Footloose
La generazione prima della mia avrebbe saputo che Bley era semplicemente un'alternativa. Io, che ero posizionato nell'epoca sbagliata e in mezzo alla natura selvaggia, ero libero di considerarlo come il fondamento. In un certo senso, tutta la mia carriera è consistita nel fare i conti con questo errore.


* Nell'originale, main man, espressione che indica qualcosa tra un amico fidato e un mentore, una persona per la quale si prova rispetto e ammirazione. 

Ethan Iverson, dal bel blog Do The Math
(che vi consiglio di leggere, a prescindere)

 

martedì 5 gennaio 2016

visioni - "Uomini e lupi", ovvero: vai per lupi e acchiappi Silvana

Uomini e lupi (1957) di Giuseppe De Santis e Leopoldo Savona (Italia, 1957; colore, 102 min.); con Yves Montand, Silvana Mangano.

Il bello di dormire poco è che il 31 gennaio ti svegli presto e becchi film così, su RaiMovies.
Giuseppe De Santis, sì, è quello di Riso amaro e di Non c'è pace tra gli ulivi. La sceneggiatura è, fra gli altri, di Zavattini, Tullio Pinelli e Tonino Guerra. Quindi si capisce subito che cosa ci si può aspettare: neorealismo genuino ma un po' retorico, a tinte forti. E infatti.
Siamo nell'inverno del 1956, l'Italia è stretta nella morsa del gelo, con le famose nevicate un po' dovunque. In un paesino dell'Abruzzo, pastori e contadini lottano per salvare il bestiame dai lupi (siamo in era pre-ecologista: la belva è cattiva e va ammazzata, e poche storie; tanto per mettere le mani avanti...).
In paese arrivano due lupari: Giovanni, un uomo burbero e scontroso, con al seguito la moglie Teresa (Silvana Mangano) e il figlioletto Pasqualino; e Ricuccio (Yves Montand), un giovanotto aitante, dal carattere allegro e spavaldo, che odia le regole e ama la vita libera e vagabonda. Entrambi vengono assoldati da Don Pietro, il possidente locale, per dare la caccia ai lupi.
Ovviamente nasce subito una rivalità, anche perché Ricuccio ha messo gli occhi su Bianca, la figlia di Don Pietro, ma non nasconde una simpatia anche per la matura Teresa (e vorrei vedere: con la faccia della Mangano...).
Giovanni viene assalito dai lupi e muore, lasciando la moglie vedova e il figlio orfano. Ricuccio, da parte sua, riesce ad ammazzare il lupo e, un po' per senso di colpa un po' per altri facilmente intuibili motivi, decide di prendersi cura di Teresa e del bimbetto. Peccato che Bianca non voglia rinunciare al bel fustacchione...
Al di là della vicenda decisamente melò, il film vive di una regia un po' anonima ma solida, delle suggestive inquadrature dei monti abruzzesi, di alcune scene efficaci e ben girate (una per tutte: l'assalto notturno dei lupi al paese) e delle riuscite interpretazioni della Mangano, dolente e misurata, e di Montand, che alterna sbruffoneria e commozione.

lunedì 4 gennaio 2016

bilanci

Dunque, volendo fare un bilancio di questo 2015 appena trascorso:
  • ho rivisto, dopo vent'anni e rotti, i miei compagni di scuola del liceo: è stata una serata bella e per niente triste, come invece, a volte, possono essere queste rimpatriate;
  • ho parlato di Caproni davanti a una platea di studenti, in un liceo di Bitetto (BA), e ho approfittato dell'occasione per leggermi finalmente tutto Caproni, dal primo all'ultimo verso;
  • ho ascoltato leggere i miei versi con accompagnamento di jazz;
  • ho tagliato tutti i residui ponti che mi legavano al mondo dell'università: e, credetemi, è davvero un sollievo;
  • ho partecipato al mio ultimo convegno universitario (e l'ho fatto più per la persona che lo organizzava, che non per il convegno in sé di cui mi interessava poco);
  • ho partecipato a vari concorsi di poesia, sono arrivato semifinalista a uno, finalista (terzo classificato) a un altro, ho avuto una menzione d'onore e due li ho vinti (cosa che mi fa piacere perché in uno si vinceva la pubblicazione e nell'altro un po' di soldini);
  • ho pubblicato la seconda raccolta di poesie a mio nome;
  • ho pubblicato una piccola plaquette a cui tengo parecchio, perché potrebbe essere l'inizio di qualcosa di nuovo;
  • ho scritto novantotto poesie;
  • ho composto, believe it or not, una canzone in portoghese;
  • ho pubblicato il mio primo libro di critica musicale (un anno e rotti di lavoro, 729.256 battute, 114.789 parole... uff);
  • avrei dovuto cominciare a scrivere il secondo, ma sto nicchiando;
  • sono stato intervistato dal giornale per cui scrivo, esperienza positiva ma che mi ha dato un senso un po' surreale;
  • sono stato recensito su Musica Jazz;
  • ho mandato a quel paese una casa editrice che da troppo tempo mi stava prendendo in giro, promettendo sempre e non mantenendo mai;
  • ho intervistato Roberto Gatto, Giovanni Tommaso ed Enrico Intra;
  • sono tornato, dopo anni di assenza, a un concerto di Umbria Jazz in veste giornalista;
  • sono stato al mare nel solito posticino in Toscana;
  • sono stato a un bel raduno di poesia in Carnia;
  • sono andato parecchie volte a Roma, per un motivo o per un altro;
  • sono stato in Inghilterra, e forse non ci rimetterò più piede per un pezzo;
  • ho curato (spero definitivamente) un problemino di salute non grave, ma parecchio fastidioso, che per troppo tempo avevo trascurato; con l'occasione, ho anche cambiato (in meglio) le mie abitudini alimentari, e non solo alimentari;
  • sono stato membro interno agli esami maturità, con una classe a cui tenevo molto perché era la prima che portavo avanti per cinque interi anni; un'ottima classe, peraltro.
  • ho fatto un bel concerto di Natale con i ragazzi della mia scuola;
  • sono tornato a esibirmi in pubblico come pianista; e sono stato persino pagato, e manco male devo dire;
  • ho visto per due volte una delle persone che ho più care al mondo, e che non riesco mai a vedere perché vive dalla parte opposta dell'Europa;
  • ho ricevuto in regalo quattro libri di poesia, che non solo sono splendidi, ma arrivano da persone che sono molto più preziose dei libri stessi;
  • ah: e ho compiuto quarant'anni, fra una cosa e l'altra.

Diciamo che, tutto sommato, poteva andarmi peggio.

domenica 3 gennaio 2016

versi che pungono

Gianni Rodari disse una volta che uno dei guai della scuola italiana è che si ride troppo poco. E aveva ragione (del resto, Rodari aveva sempre ragione).
Il bello è che abbiamo tutta una tradizione di poeti comici, o satirici, o ilari: Cielo d'Alcamo, Cecco Angiolieri, Rustico Filippi, Burchiello, Folengo, Pulci, Ruzante, Berni, Ariosto, giù giù fino a Giusti, a Belli (che poi tanto comico non è in effetti), a Porta (che non è solo comico, ma fa spesso ridere), fino ad arrivare, nel Novecento, a Palazzeschi, a Lucini, all'ultimo Montale o a Toti Scialoja. Ma non si studiano, o si studiano di volata. Pare che la poesia debba per forza far piangere o commuovere, chissà perché.
Per questo mi piacciono, nella letteratura in lingua inglese, quei poeti che hanno praticato l'arte del wit, ossia della battuta pungente e acuta. 
Ho da poco scoperto Wendy Cope, della quale traduco qui sotto tre poesie, con un paio di avvertenze:
1) per mantenere la metrica e le rime (senza le quali le poesie perdono tutta l'agudeza), ho dovuto spesso sostituire i giochi di parole originari;
2) trattandosi di parodie, le si coglie solo se si ha presente il parodiato: chi non colga le allusioni, può cliccare sui link.

* * *


In April one seldom feels cheerful;
Dry stones, sun and dust make me fearful;
Clairvoyants distress me,
Commuters depress me—
Met Stetson and gave him an earful.

La pioggia ad aprile spesso schizza,
polvere e pietre mi danno la strizza;
indovine mi perplimono,
pendolari mi deprimono:
a Stetson gli ho mollato una pizza.

* * *

My true love hath my heart and I have hers
We swapped last Tuesday and felt quite elated
But now whenever one of us refers
To 'my heart' things get rather complicated.

Della mia amata ho il cuore e lei ha il mio
dal mese scorso e siamo ben contenti
ma se dice “il mio cuore” o lo dico io
non sono mai ben chiari i referenti.

* * * 

The Uncertainty of A Poet

I am a poet.
I am very fond of bananas.

I am bananas.
I am very fond of a poet.

I am a poet of bananas.
I am very fond.

A fond poet of 'I am, I am'-
Very bananas.

Fond of 'Am I bananas?
Am I?'-a very poet.

Bananas of a poet!
Am I fond? Am I very?

Poet bananas! I am.
I am fond of a 'very.'

I am of very fond bananas.
Am I a poet?


L'incertezza di un poeta

Sono un poeta.
Sono molto ghiotto di banane.

Sono banane.

Sono molto ghiotto di un poeta.

Sono un poeta di banane.
Sono molto ghiotto.

Un poeta ghiotto di “io sono, io sono”:
molto banane.

Ghiotto di “sono banane?
Sono io?”: molto poeta.

Banane di un poeta!
Sono ghiotto? Sono molto?

Poeta banane! Sono.
Sono ghiotto di un “molto”.

Sono di molto ghiotte banane.
Sono un poeta?

sabato 2 gennaio 2016

alla riva del vasto mondo

Quando ho paura di cessare d'essere
prima che possa mietere il rigoglio
della mente, che in pile di caratteri
sia riposto il raccolto ben maturo;
quando oscuri e nebbiosi sopra il volto
stellato scorgo i simboli d'amore,
e penso che giammai di quelle ombre
la sorte traccerei con mani magiche;
e quando, bionda creatura d'un'ora,
sento che potrei non vederti più,
né assaporare il potere incantato
dell'amore incosciente – ecco, alla riva
del vasto mondo sto da solo, e penso,
e amore e fama affondano nel nulla.


John Keats 
(traduzione mia)

* * *

When I have fears that I may cease to be
Before my pen has gleaned my teeming brain,
Before high-pilèd books, in charactery,
Hold like rich garners the full ripened grain;
When I behold, upon the night’s starred face,
Huge cloudy symbols of a high romance,
And think that I may never live to trace
Their shadows with the magic hand of chance;
And when I feel, fair creature of an hour,
That I shall never look upon thee more,
Never have relish in the faery power
Of unreflecting love—then on the shore
Of the wide world I stand alone, and think
Till love and fame to nothingness do sink.

venerdì 1 gennaio 2016

il catalogo è questo - edizione 2015

Essendo assolutamente sicuro che i miei 24 lettori non potrebbero cominciare un anno senza conoscere ciò che ho letto in quello appena terminato, eccomi qui a postare la solita irrinunciabile lista...

Narrativa (24 + 2 da finire)
Anthony Burgess, Un'arancia a orologeria
Francesco Dezio, Qualcuno è uscito vivo dagli anni Ottanta
Nikos Kazantzakis, Zorba il greco
Goffredo Parise, Il prete bello
Michel Houellebecq, Le particelle elementari
Friedrich Dürrenmatt, Romolo il Grande
Mario de Andrade, Macunaíma
Arthur C. Clarke, Le sabbie di Marte
Anthony Burgess, ABBA ABBA
Goncharov, Oblomov
Colson Whitehead, Il colosso di New York (leggiucchiato qua e là prima di regalarlo)
Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh
Walter Binni, Perugia nella mia vita. Quasi un racconto
Marcello Gallian, Argante (racconto)
Uri Tzaig, Tel Aviv estate 1993 (racconto)
Robert Graves, Claudius, the God
Valerio Magrelli, Geologia di un padre
Gianni Rodari, Novelle fatte a macchina
Giuseppe Dessì, Il disertore
John Tevis, The Man Who Fell to Earth
Hanif Kureishi, The Buddha of Suburbia
Aniello Arena, L'aria è ottima (quando riesce a passare)
Giorgio Bassani, L'airone
Guido Morselli, Dissipatio H.G.
Paolo Volponi, Memoriale (da finire)
Luca Ragagnin, Un amore supremo (da finire)

Saggistica, biografie (18)
David Hajdu, Lush Life. A Biography of Billy Strayhorn
Walter van der Leur, Something to Live For. The Music of Billy Strayhorn (passim)
Len Lyons, The Great Jazz Pianists (passim)
Herbie Hancock, Possibilities
Michelle Mercer, Wayne Shorter. Il filosofo col sax
Aurelio Privitera, Il ritorno del guerriero. Una lettura dell'Odissea
Roberto Contu, Anni di piombo, penne di latta. (1963-1980. Gli scrittori negli anni complicati)
Vincenzo Martorella, Storia della fusion. Dai Weather Report agli Snarky Puppy: guida ragionata a una musica “inqualificabile”
Max Gordon, Live at the Village Vanguard
Aldo Capitini, Perugia. Punti di vista per una interpretazione
Lorraine Gordon, Alive at the Village Vanguard. My Life In and Out of Jazz Time
Paolo Nori, Garibaldi fu ferito / E noi?
Marcello Piras, Dentro le note. Il jazz al microscopio
Giorgio Rimondi, Nerosubianco. Fenomenologia dell'immaginario jazzistico
Maurizio Franco (a cura di), Enrico Intra. Intramood
Victor Grauer, Musica dal profondo
Enrico Cogno, Jazz inchiesta: Italia
Carlo Ginzburg, Paura reverenza terrore


Poesia (17 + 2 da finire)
Giorgio Caproni, Tutte le poesie (ed. Garzanti, 1985)
Aa. Vv., Libro Soci Pietre Vive 2015
Arthur Rimbaud, Poesie (passim, per un lavoro da preparare a scuola)
Silvia Vecchini, Potature
Barbara Bracci/Costanza Lindi, α-vena
Angela Caccia, Il tocco abarico del dubbio
Claribel Alegria, Voci
Arnold de Voos, Il giardino persiano
Massimiliano Bardotti, Fra le gambe della sopravvivenza
Cristina Campo, La tigre assenza
Antonio Lillo, La conta dei giorni 2: Cani e porci (inedito)
Walter Cremonte, Come qualcosa che dura
Moira Egan, Botanica arcana / Strange Botany
Francesco Tomada, Portarsi avanti con gli addii
Walter Cremonte, Contro la dispersione
Maria Nardelli, Vengo a prendere un po' d'aria
Aa.Vv., Zenit poesia
Paulo Leminski, Toda poesia (da finire)
Carlos Drummond de Andrade, Claro enigma (da finire)

Fumetti
Tex n.651-662
Almanacco del West 2015
Paolo Eleuteri Serpieri, Tex. L'eroe e la leggenda
Boselli/Alberti, Frontera!
Texone n. 30, Tempesta su Galveston
Color Tex n. 7-8
Maxi Tex, La giustizia di Tex
Tex, Rio Quemado, numero speciale fuori collana
Adam Wild nn. 4-12
Dylan Dog n. 340, 341, 343
Dampyr, n. 186
Orfani/Ringo, n. 4-12
Orfani/Nuovo Mondo, n. 1-3
Lukas, n. 11-12
Lukas Reborn, n. 1-10
Manfredi/Barbati/Ramella, Coney Island, n. 1-3
Lilith, n. 14-15
Mignacco/Foderà, Tropical Blues, n. 1-3
Morgan Lost, n. 1-2
Hellnoir, n. 1-3

Bilotta/Mosca, Mercurio Loi
Ruju/Saudelli, La battaglia di Marengo
Barbato/Giordano, I due re
Accattino/Bacilieri, Il prezzo dell'onore
Di Gregorio/Possenti, Ex tenebris
Calza/Bonanno, La grande madre
Contro/Ripoli, L'innocente
Boselli/Stano, Mohawk River
Boselli/Rossi, L'abisso
Ostini/Leiz, Lysierum
Nizzi/Tanzillo, Abissinia!
Billotta/Bertilorenzi, Ramsey & Ramsey
Ambrosini/Camagni, Neogenesi

Avventura Magazine: Attilio Micheluzzi (L'uomo del Tanganika, L'uomo del Khyber, Rosso Stenton: Shanghai, Air Mail)

Rat-Man n. 106-111
Rat-Man gigante, n. 11-21
Star Rats, ristampa in volume
Nirvana, nn. 13-14

Berardi/Milazzo, Ken Parker. Fin dove arriva il mattino
Scola/Milazzo, Un drago a forma di nuvola
Milo Manara, Caravaggio. La tavolozza e la spada
Milo Manara, Le opere. Jolanda de Almaviva

Capone/Panciroli et al., Erinni, vol. 2
Gibelin/Wendling, Le luci dell'Amalou. 4 - Gouals
Corgiat/Mastantuono, Elias il maledetto. Il gioco dei corpi celesti
Forest/Gillon, I naufraghi del tempo, voll. 1-3
Charlier/De La Fuente, Los Gringos: Viva Adelita! - Viva Mexico!
Charles/Ersel, I pionieri del Nuovo Mondo: Il fiume in fiamme
Convard/Gine, Neve, nn. 1-3
Recchioni/Leomacs, Battaglia, nn. 1-5
Dixon/Guice, Winterworld, nn. 1-2
Makyo/Rotundo, La profezia
Derib, Buddy Longway, n. 4-5
Rodolphe/Leo, Trent, n. 4
Bazzani/Dell'Edera, Madison
Van Hamme/Rosinski, La ballata di Nate Chisum
Bec/Bocci, Fontainebleau
Jodorowsky/Bess, Juan Solo, vol. 1 e 2
Corteggiani/Malès, Il silenzio e il sangue, vol. 1
Catacchio, Stella Rossa. Extramondo

Bonvi, L'uomo di Tsushima
Magnus/Romanini, La compagnia della forca
Andrea Pazienza, Tormenta
Attilio Micheluzzi, Air Mail
Aa.Vv., Nonna Abelarda
Manuele Fior, Le variazioni d'Orsay

Film visti (o rivisti) (32)
La bella addormentata nel bosco, di Walt Disney (DVD, a casa con i bimbi)
La grande guerra, di Monicelli (VHS, a scuola)
Fratello sole, sorella luna, di Franco Zeffirelli (DVD, a casa con i bimbi)
Mulan di Walt Disney (DVD, a casa con i bimbi)
Torneranno i prati, di Ermanno Olmi (al cinema, con la scuola)
Arrivederci ragazzi, di Louis Malle (al cinema, con la scuola)
Maraviglioso Boccaccio, dei fratelli Taviani (al cinema, con la scuola)
Vip, mio fratello superuomo, di Bruno Bozzetto (DVD, a scuola)
Due occhi di ghiaccio, western di Silvio Narizzano (in TV)
Big Hero 6, della Disney (al cinema, con i bimbi)
Profumo di donna, di Dino Risi (in TV)
Accattone, di Pier Paolo Pasolini (DVD, a scuola)
Django, di Sergio Corbucci (in TV)
Rio 2 (al campeggio, con i bimbi)
Mr. Peabody & Sherman (al campeggio, con i bimbi)
Midnight Cowboy (Un uomo da marciapiede), di John Schlesinger (DVD, a casa, in inglese)
Scarface (1932), di Howard Hawks (DVD, a casa)
Minions, della Universal (al cinema, con i bimbi)
La mandragola, di Alberto Lattuada (DVD, a scuola)
Il brigante di Tacca del Lupo, di Pietro Germi (DVD, a scuola)
Nausicaa della Valle del Vento, di Hayao Miyazaki (cinema, con i bimbi)
Inside Out, della Pixar (al cinema, con i bimbi)
Il Natale di Charlie Brown (su Youtube, a casa con i bimbi)
Seminole (1953) di Budd Boetticher (in TV)
I Fantastici 4 (2004) (in TV, con i bimbi; comicità involontaria a go-go)
Francesco (1989) di Liliana Cavani (al cinema, con la scuola)
Galileo (1968) di Liliana Cavani (al cinema, con la scuola)
Le 5 leggende (2012) (in TV, con i bimbi; spettacolone zuccheroso fino al diabete)
Asterix e Obelix al servizio di Sua Maestà (in TV, con i bimbi; brutto brutto brutto brutto)
Star Wars VII. Il Risveglio della Forza (al cinema, con i bimbi)
Rapunzel: l'intreccio della torre (in TV, con i bimbi) 
Uomini e lupi (1957) di Giuseppe De Santis (in TV: nazional-popolare)

carmen augurale

È essenziale cominciare l'anno nuovo
con una bella calligrafia
una nota precisa sull'agenda
nel giorno giusto all'ora esatta
ci penserà il tempo ad aggiungere sgorbi
frasi indecifrabili occasioni perdute
per adesso è importante la forma
stai avanzando un passo nella terra ignota
conviene gettare lo scandaglio
saggiare l'eco.