giovedì 31 dicembre 2015

stella fissa

Alle nozze tra due anime sincere
non porre impedimenti. Non è amore
quello che si altera ad ogni alterazione
o con la lontananza va a svanire:
oh no, è un faro che non si può smuovere,
sovrasta le tempeste e non ne è scosso;
è stella fissa a ogni vagante barca,
d'altezza nota ma valore ignoto.
Non cede al Tempo, anche se labbra e guance
cadranno un giorno sotto la sua falce.
Non muta Amore in giorni o in settimane,
ma resiste alle soglie del Giudizio.
Se questo è errore, e mi sarà provato,
io non ho scritto, e mai nessuno ha amato.


Shakespeare, Sonetto 116 
(traduzione mia)

* * *

Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments. Love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove:
O no; it is an ever-fixed mark,
That looks on tempests, and is never shaken;
It is the star to every wandering bark,
Whose worth's unknown, although his height be taken.
Love's not Time's fool, though rosy lips and cheeks
Within his bending sickle's compass come;
Love alters not with his brief hours and weeks,
But bears it out even to the edge of doom.
If this be error and upon me proved,
I never writ, nor no man ever loved.

mercoledì 30 dicembre 2015

il profitto e la perdita

Morte per acqua

Phlebas il fenicio, da mezzo mese morto,
scordò il grido dei gabbiani, l'onda gonfia profonda,
il profitto e la perdita.
Sott'acqua una corrente
di sussurri l'ha scalcato. Sorgendo e ricadendo
passò i suoi stadi d'età e giovinezza
entrò nel vortice.
Gentile o Giudeo
tu che giri la ruota e guardi sopravvento
ricordati Phlebas, che come te fu un tempo alto e bello.


* * *

Death By Water

Phlebas the Phoenician, a fortnight dead,
Forgot the cry of gulls, and the deep seas swell
And the profit and loss.
A current under sea
Picked his bones in whispers. As he rose and fell
He passed the stages of his age and youth
Entering the whirlpool.
Gentile or Jew
O you who turn the wheel and look to windward,
Consider Phlebas, who was once handsome and tall as you.


(T.S. Eliot, "The Waste Land" - traduzione mia)

lunedì 28 dicembre 2015

visioni: il fragoroso Star Wars Episodio VII. Il risveglio della Forza

 Star Wars Episodio VII. Il risveglio della Forza (U.S.A., 2015, 135 min.), di J. J. Abrams. Con Harrison Ford, Mark Hamil, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong'o, Andy Serkis.

Dunque, finalmente l'ho visto pure io, l'ultimo Star Wars.
Volendo riassumere in breve le mie impressioni:
- è un capolavoro? no;
- è un film originale? nemmeno;
- è un remake del primo film? più o meno;
- è un film epico? no;
- ha buchi nella trama? sì (ma mai quanto quelli della prima trilogia, intendo quelli che oggi si chiamano Episodio IV, V e VI);
- è un film spettacolare che ti fa passare un paio d'ore senza rimpianti? sì.

In sostanza, mi trovo d'accordo con quanto ha scritto Roberto Recchioni:
Episodio VII [...] non si prende nessun rischio.
È il corrispettivo filmico di un nuovo disco dei Kiss o degli AC/D e da al pubblico esattamente quello che il pubblico vuole. È per questo che il film di Abrams sarà amato molto di più di quella imperfetta, rischiosa, sbagliata, odiata, seconda trilogia di papà Lucas.
Comunque sia e facendola breve, il film è godibile.
Con questo, voglio dire che il film non mi è piaciuto? Assolutamente no. Basta andare al cinema con le giuste aspettative. A me, Il risveglio della forza ha dato quel che mi aspettavo, ossia un prodotto piacevole e ben confezionato, che facesse divertire me e i miei bambini per un paio d'ore. Basta così. Si tratta di franchising, non di arte, e come tale va preso. Altrimenti, sarebbe come andare da McDonald's per fare un'esperienza gastronomica.
Critiche? Sì, un paio. Renzo Bossi a fare il cattivo proprio no; e la protagonista, un filino-filino di carisma (e, perché no?, di sex-appeal) in più ci stava bene.
Per il resto, l'ho visto, mi sono divertito e già sto cominciando a dimenticarlo.

(Se poi volete farvi due risate, leggetevi l'esilarante recensione a fumetti di Leo Ortolani.)

domenica 27 dicembre 2015

le jazz a ses raisons...

Pensavo che, forse, la ragione per cui non riesco a scrivere un racconto jazz, o una poesia jazz, è la stessa per cui non sono mai riuscito a suonare il jazz, sebbene ci abbia provato a lungo.
Forse amo il jazz come si amano quelle persone che sono completamente diverse da noi, e la nostra parte razionale continua a dirci che non c'è speranza, nello stesso preciso momento in cui il cuore è già in corsa per inseguirle.

sabato 26 dicembre 2015

per esempio

Monk, per esempio, a un certo punto ha detto semplicemente: basta.
Lo capisco, in fondo. Dopo una vita passata a triangolare il limite un millimetro prima del collasso, a dire “bianco”, “nero”, “gatto” e “passami il sale” poi non c'è più gusto. Già dev'essere stato faticoso guidare per tanto tempo quel corpo così inadatto alle topografie della vita quotidiana: spigoli, porte, maniglie, cravatte, dichiarazioni dei redditi.
Per quel che posso intuire, Thelonious deve aver trovato l'ultima soluzione, nascosta sotto uno di quegli ottantotto tasti. Uno su cui era passato tante volte, senza mai vederla. Dev'essere stata una cosa semplice, limpida, abbagliante, come sono tutte le verità definitive. E poi, giustamente, ha dichiarato chiusi i giochi.

venerdì 25 dicembre 2015

giovedì 24 dicembre 2015

il peso celeste, il carico terrestre

Gli animali del presepe

Salve, regno animale:
tutto il peso celeste
sopporti in solitudine.

Il carico terrestre
lo porti come se
fosse fatto di vento.

I gusci lacerati
sul ruvido cammino
e le tue cartilagini

e il tuo muso incolto,
la tua coda ipnotica,
il pelo maculato

la tua squama furtiva,
i colori che illudono,
il buio generale,

il volo limitato,
la pista malinconica,
la veronica triste

in me, che né ho imparato
né sarò mai pastore,
d'un colpo s'introducono.

Per toccare l'estremo
di questa mia natura
mi limito: somaro.

Per ricondurre al fieno
il senso di scultura,
mi concentro: son bue.

La varia condizione
dove si va a scontrare
quest'ansia di spiegarmi

ancora si alimenta
nel buio di capanna
al segno: sono un angelo.

(Carlos Drummond de Andrade - traduzione mia)

mercoledì 23 dicembre 2015

Anne Hathaway

“Inoltre lascio a mia moglie il mio secondo miglior letto...”
(dal testamento di Shakespeare)

Il letto dei nostri amori era un mondo roteante
di foreste e castelli, di torce, colline e mari
dove lui pescava perle. Le parole del mio amante
erano stelle cadenti sulla terra come i baci
cadevano sulle labbra; il mio corpo una tenera rima
al suo, ora eco, assonanza; e il suo tocco
un verbo che danzava al centro di un nome.
Certe notti sognavo di essere scritta da lui,
il letto una pagina tra le sue mani. Passione
e dramma recitati col tocco, l'odore, il sapore.
Nell'altro letto, il migliore, sonnecchiavano gli ospiti
sbavando prosa. Il mio amore vivente ridente:
lo tengo nel feretro della mia testa vedovile
come lui mi teneva su quel secondo miglior letto.

Carol Anne Duffy (traduzione mia)

* * *

‘Item I gyve unto my wief my second best bed…’ 
(from Shakespeare’s will) 

The bed we loved in was a spinning world 
of forests, castles, torchlight, cliff-tops, seas 
where he would dive for pearls. My lover’s words 
were shooting stars which fell to earth as kisses
on these lips; my body now a softer rhyme
to his, now echo, assonance; his touch 
a verb dancing in the centre of a noun. 
Some nights I dreamed he’d written me, the bed 
a page beneath his writer’s hands. Romance
and drama played by touch, by scent, by taste. 
In the other bed, the best, our guests dozed on,
dribbling their prose. My living laughing love – 
I hold him in the casket of my widow’s head 
as he held me upon that next best bed.

martedì 22 dicembre 2015

il sole

Lungo i vecchi sobborghi, dove pendono ai tuguri
le persiane, rifugio di lussurie segrete,
quando il sole crudele raddoppia i suoi dardi
sulla città e sui campi, sui tetti e sul grano,
da solo mi esercito a una scherma fantastica,
fiutando negli angoli l'azzardo della rima,
inciampo sulle parole come su un lastricato,
urtando a volte versi che ho sognato a lungo.

Il padre nutritore, nemico degli anemici,
nei campi risveglia i versi come rose;
gli affanni li evapora tutti verso il cielo,
e riempie di miele i cervelli e gli alveari.
È lui che ridona vigore agli sciancati,
li rende gai e dolci come giovani fanciulle,
e comanda ai raccolti di crescere e maturare
nel cuore immortale che sempre vuol fiorire!

Quando, come un poeta, scende nelle città,
nobilita la sorte delle cose più vili,
come un re s'introduce, in silenzio e senza corte,
in tutti gli ospedali e in tutti i palazzi.

Charles Baudelaire (traduzione mia)

lunedì 21 dicembre 2015

dopo l'amore

Nella forra profonda
dove dopo l'amore mi rifugio
convergono gli odori
io li aspetto
i flussi salini le basse
e le alte pressioni
qui tutto arriva
prima o poi più denso
o più sottile io
riconosco tutto
chiudo gli occhi nella forra
dei tuoi seni non mi servono
mi basta la pelle.

domenica 20 dicembre 2015

risveglio

È così strano sognarti
nel sogno ti vedo in posti
dove non sei mai stata
dici parole che non hai mai detto
sono ovviamente i posti dove
vorrei incontrarti le parole
che io stesso vorrei dirti
se non fossi così lontana
se le parole al momento
giusto non mi tradissero
sempre.

sabato 19 dicembre 2015

fiaccole

Perché porti, Phileros, la fiaccola? A nulla ci serve.
Andremo così, ché già basta la fiamma che abbiamo nel petto.
Perché quella può spegnerla la forza crudele del vento
o la pioggia lucente che dal cielo precipita;
ma questo è fuoco di Venere e, tranne Venere stessa,
altra forza non c'è, che mai lo possa estinguere.

(Valerio Edituo, II sec. a.C. - traduzione mia)


Quid faculam praefers, Phileros, quae nil opus nobis?
ibimus, sic, lucet pectore flamma satis.
istam nam potis est vis saeva extinguere venti
aut imber caelo candidus praecipitans;
at contra hunc ignem Veneris, nisi si Venus ipsa,
nulla est quae possit vis alia opprimere.

venerdì 18 dicembre 2015

oh com'è bello passeggiar con Bice...

Verifica di italiano: il Dolce Stil Novo.
"E sua bieltate è di tanta virtute / che nulla invidia a l'altre ne procede, / anzi le face seco andar vestute / di gentilezza, d'amore e di fede..."
Domanda: "Perché le altre donne non sono invidiose di Beatrice?"
Risposta: "Perché lei è gentile e le porta a passeggio."

(Io lo dico sempre, che non si finisce mai d'imparare: per esempio, mica lo sapevo che la Bice faceva la badante...)




Bonus track:
 "In questo sonetto, Dante dice che tutti gli uomini che guardano Beatrice diventano impotenti."

(... gli scenari si fanno sempre più inquietanti.)

giovedì 17 dicembre 2015

quattro poesie di Guido Oldani

Cravatte

come cravatte rosse verso il cielo
si affacciano le fiamme al davanzale
incartando i gerani con il fumo.
e un camion grosso con la pancia d'acqua
alza la gamba posteriore e spegne
e hanno salvato il gatto per fortuna
la vecchia no, faceva grida indegne.

* * *

Le guardie

si mormora che alcune forestali,
un po' come caino con abele,
se l'incendino i boschi ai litorali.
invece in mezzo ai valichi di neve
portava grappa appesa al sottogola
il sanbernardo bianco per soccorso,
ma era solo un cane e non fa scuola.

* * *

Il sorpasso

il lambro fiume senza un coccodrillo
dove tranquillo m'immergevo intero,
sull'acqua si può quasi camminare.
vogano in questa come se in volata
venendo ognuno giù da chi sa dove
e un fiasco in curva supera un coperchio
e un terzo affonda, capita se piove.

* * *

La lavatrice

la centrifuga gira come un mondo
e i suoi abitanti sono gli indumenti
riposti dalla coppia dei congiunti.
si avvinghiano bagnati in un groviglio
i rispettivi panni in capriola,
sono rimasti questi i soli amanti,
quegli altri se si afferrano è alla gola.



(da La betoniera, LietoColle 2005)

martedì 15 dicembre 2015

come se

Nelle foto mi pare
che il tuo volto non sia mai in ombra
o almeno così lo vedo
quando cerco di disegnarlo
e ogni ombra
mi pare sbagliata come se
la luce fosse nel tuo volto
fossi tu a brillare.

domenica 13 dicembre 2015

cronache scolastiche: peggio!

- A quello, toccherebbe tiraje 'n libro ta la testa...
- No, peggio: toccherebbe fajelo legge!

(riportata da un collega)

sabato 12 dicembre 2015

su una lettera non scritta

Le domande sono persino
banali: dove sei cosa fai
cosa guardi a chi parli
come riempi le ore.
Non te le faccio
per non violare il silenzio
parlare è facile tacere
quello è l'esercizio.
Prima o poi ti spedirò la lettera
che sto scrivendo da una settimana
ogni volta cancellandola
ricusando ogni sillaba.
Oppure chissà terminerò il disegno
l'ultimo dei tuoi ritratti
quello che forse ti coglierà intera
una volta per tutte.
C'è talmente tanta aria
fra me e te tanto vuoto
tante turbolenze che devo
pensarti forte fino a perdere il fiato.

venerdì 11 dicembre 2015

magari

Magari – pensavo – raggiungere
l'incandescenza
quello schianto che facevano 
un tempo le parole.
Ora invece l'attesa
finché i piedi ghiacciano
tutto questo silenzio
bisognerà pur proteggerle
le parole
che non si sciolgano sulle dita.

giovedì 10 dicembre 2015

noterelle

Un uomo osserva un paesaggio, sperimenta un'emozione, prova un sentimento.
Un poeta mediocre descrive quel paesaggio, comunica quell'emozione, esprime quel sentimento.
Un grande poeta va oltre quel paesaggio, quell'emozione, quel sentimento.
La vera poesia dice sempre altro.

mercoledì 9 dicembre 2015

escursioni romane (7 dicembre 2015)

La città alle sei del mattino. Notte, strade vuote, lampioni accesi. Persino un po' di nebbiolina.
Ho tutto? Biglietto del treno, libri da leggere, libri da regalare, portafogli, documenti, soldi, bancomat, chiavi della macchina, cellulare, caricabatterie perché non si sa mai, piantina di Roma, agenda.

Riscaldamento troppo forte, sedili troppo stretti. I visceri si comprimono, dormire seduto mi irrigidisce le vertebre cervicali; mi risveglio con un senso di nausea. Allarme: il dolorino, proprio quello per cui mi sono operato, che si ripresenta? O forse è solo la posizione sbagliata? Speriamo bene.

Di fronte ho un sacerdote corpulento, sui quarantacinque-cinquanta, la testa cubica incorniciata da una barbetta sale-e-pepe, ben curata. Mani tozze, con i palmi spessi e il dorso ricoperto di peli corti ma fitti. Si è addormentato con le mani posate sul tavolino, stese, l'una parallela all'altra. Mentre dorme, la croce appesa al collo (di legno, un po' sbreccata sugli spigoli) gli giace orizzontale sulla sporgenza del ventre.

Sull'altra fila, un ragazzo africano, alto e dinoccolato, pelle nerissima, ha posato la testa sulla mano chiusa a pugno, per dormire. Con questo caldo, porta giacca, sciarpa e berretto di lana.

C'è un errore nel biglietto: la data non è quella di oggi, ma quella del giorno in cui ho prenotato il posto. “Ma è valido lo stesso?”, chiedo al controllore. “In un mondo di pace, sì”, risponde, “e io sono un uomo di pace”. (Viva i controllori filosofi).

Ora il ragazzo africano ha cambiato posizione. Ha la testa poggiata sui palmi di entrambe le mani. Di fronte a lui c'è un uomo assorto nel suo iPad, e il ragazzo addormentato sembra supplicarlo in silenzio.

I rami spogli contro il cielo bianco, simili a bronchi. E la macchia scura del nido, proprio in mezzo? Inquietante: un ascesso, un tumore. Meno male gli uccelli posati in cima, sulle diramazioni più sottili.

La gente che si sveglia in treno e chiede: Dove siamo?, preoccupata di non apparire in ansia.

L'EUR. Niente di più triste della modernità passata di moda. Marmo sporco, erbacce. Viale Colombo che si perde all'orizzonte, interminabile. Mi torna in mente Leopardi, quando scriveva che Roma sembra costruita per uomini più grandi del naturale.

Fiera della Piccola e Media Editoria.
Salutare stringere mani teleonare presentarsi leggere poesie regalare libri ricevere libri parlare di amici in comune guardare libri comprare libri conoscere gente sorridere sembrare intelligenti (speriamo). Dire un nome e sondare la faccia dell'interlocutore.
Uno scrittore, in mezzo al viavai, si fa fotografare, con una smorfia che vorrebbe essere un sorriso.
Un uomo addormentato su una panchina, di fronte all'entrata della toilette.

Una coppia di coatti, di fronte a un banco di libri di poesia: “Aoh, aaaanvedi 'a Merini!”.

Il Museo Pigorini: immenso, deserto. Oltre a me, solo una mamma che spiega al pargoletto la scoperta dell'America: “Vedi, questi signori tutti neri non erano come noi, erano indigeni. Gli dovevano spiegare come fare tutte le cose, perché erano selvaggi!”
(“...veddero un fregno buffo co’ la testa / dipinta come fosse un giocarello, / vestito mezzo ignudo, co’ ‘na cresta / tutta formata di penne d’uccello. / Se fermorno. Se fecero coraggio: / - Ah quell’omo! - je fecero, - chi siete? / - Eh - fece, - chi ho da esse’? So’ un servaggio...” - Cesare Pascarella, La scoperta dell'America).

Però Roma mi piace. Nonostante l'incuria, anzi forse proprio per quello. Mi è sempre sembrata il vero confine tra Nord e Sud: l'inizio di casa mia.

Roma Termini. Quel misto di smog, appiccicaticcio e stantio che fa l'odore delle stazioni.
La borsa, leggera la mattina, ora mi tira giù la spalla come fosse un macigno.
Appena raggiungo il sedile del treno, mi piomba addosso tutta la stanchezza della giornata (sono le 17 e io sto in giro dalle 5 di mattina, non-stop). Precipito in un sonno compatto, inscalfibile, dal quale riemergo dopo una quarantina di minuti, rinfrancato.

Casa, finalmente. A letto, leggo le ultime pagine del libro cominciato la mattina (Guido Morselli, Dissipatio H.G., una di quelle letture apocalittiche che, chissà perché, ultimamente sono le uniche cose che riesco a reggere).

martedì 8 dicembre 2015

cronache scolastiche: consigli di classe

"Ieri, ai consigli di classe, mi sono guardata intorno. Erano tutti vecchi come me, o più di me. Uno si lamentava, l'altro pure, un altro diceva che non riusciva più a capire i ragazzi. A un certo punto, una collega ha tirato fuori un plaid e se l'è messo addosso. M'è presa una tristezza... Non vedo l'ora di andarmene in pensione, guarda!".

lunedì 7 dicembre 2015

teratofania

Lo so un gabbiano a Terni
era improponibile.
Airone infatti: volava
non so se parallelo
alla strada o al fiume
parallelo anche lui il corpo
disteso il becco alto
sulla doppia curva del collo
(un attimo: l'ha visto
il papà al volante
non i bambini – inutile
qualunque ricerca).

domenica 6 dicembre 2015

cronache scolastiche: di mamma ce n'è una sola (e meno male)

La mamma che, (giustamente) orgogliosa del figlio sedicenne, ne parla come di una creatura da plasmare: lo mando qui, lo mando là, gli faccio fare questo e quello, gli ho preso un personal trainer (!) per renderlo più sicuro di sé, gli dirò di studiare così e cosà...

I'm a little bit scared...

sabato 5 dicembre 2015

cronache familiari: approfondimenti

- Eli, che cosa avete fatto oggi a scuola?
- Religione.
- Ah, e che cosa state facendo di religione?
- La Bibbia.
- Sì, ma quale parte della Bibbia?
- Il dentro.

venerdì 4 dicembre 2015

lampi (numero... boh, ho perso il conto)

Guardandosi allo specchio, alle sette e trentaquattro del mattino, si chiede se non sia il caso di cominciare, con calma ma con costanza, a pianificare la propria sparizione.

giovedì 3 dicembre 2015

ripeness is all

After such knowledge, what forgiveness?
(T.S. Eliot, “Gerontion”)

L'aria fa pressione sull'aria
spalanca i balconi.
Il centro della schiena è esposto
ogni vertebra sente salire il freddo.
Assapori l'esilio
l'amor de lonh
articoli con cura la scapola
attorno al punto di tensione.
Non è più come un tempo
le chiamate a correo
non si possono ignorare
punto per punto
ribatti i muri che pencolano.

mercoledì 2 dicembre 2015