sabato 18 luglio 2015

lampi - 275

Dovrei scrivelo sui biglietti da visita:
"Specialista in Eutanasia Conversazionale"

venerdì 17 luglio 2015

HELP

Prima cernita dei libri che vorrei leggere in vacanza.
33.
22 di narrativa, 9 di poesia, 2 di saggistica.

Le mie vacanze durano due settimane. Urge scrematura.

giovedì 16 luglio 2015

e poi...

...un articoletto sul jazz, appena uscito su Words Social Forum.
Si parla di un bel disco di una brava musicista, Caterina Palazzi.

ci sarebbe...

...questa cosina mia, appena uscita.



Clicca qui per saperne di più.

propositi estivi

Leggere tanto.
Non scrivere, a meno che non ce ne sia l'assoluta necessità.
Disegnare, usando se possibile i colori.
Dormire q.b.
Esporsi agli agenti atmosferici.
Camminare scalzo.
Rilassare i muscoli.
Respirare a fondo.
Declinare i verbi al presente.
Essere altrove.
Disconnettersi.
Stare in santa pace.

mercoledì 15 luglio 2015

peruginità (tranche de vie a Umbria Jazz)

- Adè ce sentimo na strombazzata!
- Eh?
- Adè ce sta uno co la tromba!
- Chi c'è?
- Paolo Fresu!
- Chi? Ma quando?
- Adesso!
- Ma nn'era finito? Com'è che von tutti via?
- No, ce sta la pausa.
- La pausa? Ma a che ora finisce st'affare?
(... )
- Ma chi cazzo è Paolo Fresu?

martedì 14 luglio 2015

Sergio 1 - consumismo 0

- Salve, parlo con il signor Pasquandrea?
- Sono io.
- La chiamo dal concessionario Opel...
- Dica.
- Ho visto che lei ha un controllo programmato con noi, domattina.
- Sì, ci sono problemi?
- No, volevo solo chiederle se, con l'occasione, le interessava conoscere le nostre offerte per la supervalutazione dell'usato.
- Quale usato?
- La sua Astra. Non ha intenzione di cambiarla?
- Assolutamente no.
- Ma ha ormai sette anni...
- Se è per questo, ho un'altra automobile che ne ha quindici. Funzionano, perché dovrei cambiarle?
- Ah... Okay, d'accordo. Buonasera.
- Buonasera.

lunedì 13 luglio 2015

“onde irá...”




“Tão longe, de mim distante,
onde irá, onde irá teu pensamento...”

(“Quem sabe?”, modinha del XIX secolo)


Non è un effetto di prospettiva
(i cinque fusi orari che ci separano
non basterebbero mica a distorcere
la tua immagine) è proprio così
che ti penso – piccola
tutta racchiusa in un angolo
tiepido del mio petto
ti sento respirare
ascolto la risacca
dei tuoi pensieri
potrei quasi accarezzarti
(quasi).

sabato 11 luglio 2015

esili

Scritta nel 1843 dal poeta romantico Antônio Gonçalves Dias (1823-1864), la Canção do exilio è considerata uno dei testi fondanti della poesia brasiliana. Esprime il rimpianto per un Brasile idealizzato, terra edenica e meravigliosa.
La citazione in esergo è tratta dalla celebre poesia che Goethe, nel Wilhelm Meister, dedica alla Sicilia.


Canzone dell'esilio


Kennst du das Land, wo die Citronen blühen,
Im dunkeln die Gold-Orangen glühen,
Kennst du es wohl? - Dahin, dahin!
Möchte ich... ziehn.
Goethe


La mia terra ha palmeti
dove canta il Sabiá;
gli uccelli, che qui gorgheggiano,
non gorgheggiano come là.

Il nostro cielo ha più stelle,
i nostri verzieri hanno più fiori,
i nostri boschi hanno più vita,
la nostra vita più amori.

Nella notte, solo e assorto,
il mio piacere cerco di là;
la mia terra ha palmeti
dove canta il Sabiá.

La mia terra ha splendori,
che non trovo uguali qua;
nella notte, solo e assorto,
il mio piacere cerco di là;
la mia terra ha palmeti
dove canta il Sabiá.

Non permetta Dio che io muoia
senza prima tornare là
e godere gli splendori
che non trovo di qua,
senza rivedere il palmeto
dove canta il Sabiá.

* * *

Come tutti i testi celeberrimi, generò una serie di imitazioni e di parodie. La prima che vi propongo è opera del poeta modernista Murilo Mendes (1901-1975).


Canzone dell'esilio

La mia terra ha mele della California
da dove cantano gaturamos di Venezia
I poeti della mia terra
sono negri che vivono in torri d'ametista,
i sergenti dell'esercito sono monisti, cubisti,
i filosofi sono polacchi che vendono a rate.
La gente non può dormire
per gli altoparlanti e le zanzare.
I sururu in famiglia hanno per testimone la Gioconda.
Io muoio soffocato
in terra straniera.
I nostri fiori sono più belli
i nostri frutti più saporiti
ma costano centomila réis la dozzina.

Ah come vorrei succhiare una carambola di verità
e sentire un sabiá con certificato d'età!

* * *

Questa, invece, è di Carlos Drummond de Andrade (1902-1987).


Nuova canzone dell'esilio

Un sabiá nel
palmeto, lontano.

Questi uccelli cantano
un altro canto.
Il cielo scintilla
su fiori umidi.
Voci nel bosco
e il più grande amore.

Solo, nella notte,
sarei felice:
un sabiá,
nel palmeto, lontano.

Dove tutto è bello
e fantastico,
solo, nella notte,
sarei felice.
(Un sabiá nel palmeto, lontano.)

Ancora un grido di vita e
tornare
dove tutto è bello
e fantastico;
il palmeto, il sabiá,
la lontananza.

* * *

Sempre Carlos Drummond de Andrade cita la Canzone dell'esilio nel finale di quest'altra sua poesia.


Europa, Francia e Bahia


I miei occhi brasiliani che sognano esotismi.

Parigi. La Torre Eiffel piena di antenne come un granchio.

I pontili ammuffiti di libri ebrei

e l'acqua sporca della Senna che sgocciola saggezza.


Il salto della Manica in un secondo.

I miei occhi spiano occhi inglesi che vigilano sulle banchine.


Tariffe banchi trust fabbriche.

Milioni di schiene accovacciate in colonie lontane formano un tappeto

da calpestare per la sua Graziosa Maestà Britannica.

E la luna di Londra come un rimorso.


Sottomarini inutili tagliano mari sconfitti.

La prudente nave tedesca esporta dolicocefali rovinati.

Amburgo, ombelico del mondo.

Uomini dalla testa rotta meditano di rompere la testa altrui

entro pochi anni.


L'Italia esplora coscienziosamente vulcani cancellati,

vulcani che non sono mai stati accesi

se non nella testa di Mussolini.

E la Svizzera candida si offre

in una collezione di cartoline di altitudini altissime.


I miei occhi brasiliani si ammalano di Europa.


Non c'è più Turchia

l'impossibilità dei serragli sgretola erotismi prossimi a decollare.

Ma la Russia ha i colori della vita.

La Russia vermiglia e bianca.


Soggetti con uno strano brillio negli occhi creano il film bolscevico

e nel tumulo di Lenin a Mosca sembra che un cuore enorme

stia battendo, battendo

ma non batte mai come quello della gente...


Basta!
I miei occhi brasiliani si fanno malinconici.

La mia bocca cerca la “Canzone dell'esilio”.

Com'è che faceva la “Canzone dell'esilio”?

Ho tanto dimenticato la mia terra...

Ah, terra che ha palmeti

dove canta il sabiá!

* * *

E ora, è la volta del quasi-omonimo Oswald de Andrade (1890-1954).

Canzone del ritorno in patria

La mia terra ha palmares
dove gorgheggia il mare
i passeri qui
non cantano come quelli di là
la mia terra ha più rose
e quasi quasi più amori
la mia terra ha più oro
la mia terra ha più terra
oro terra amore e rose
amo tutto di là
non permetta Dio che io muoia
senza tornare là
non permetta Dio che io muoia
senza tornare a San Paolo
senza che riveda la Rua 15
e il progresso di San Paolo.

* * *

E per finire in bellezza, una rivisitazione in musica, a opera di Tom Jobim e Chico Buarque (clicca qui per ascoltare).
Per inciso, poco dopo che il pezzo fu composto, Chico Buarque venne costretto ad andare veramente in esilio, per sfuggire alla dittatura militare che attanagliava il suo paese. E il rimpianto del Brasile perduto, da poetico, si fece reale...


Sabiá

Tornerò
So che ancora tornerò
Nel mio posto
È stato là e ancora sarà là
Che ascolterò
Cantare una sabiá ...

Tornerò
So che ancora tornerò
Voglio sdraiarmi all'ombra
Di un palmeto che non c'è più
Cogliere il fiore che non fiorisce più
E che un amore
Forse possa spaventare
Le notti che non volevo
E annunciare il giorno...

Tornerò
So che ancora voglio tornare
Non sarà invano
Che ho fatto tanti progetti
Di ingannarmi
Come ho fatto inganni
Per incontrarmi
Come ho fatto strade
Per perdermi
Ho fatto tutto e niente
Per dimenticarti

Tornerò
So che ancora tornerò
Ed è per restare
So che l'amore esiste
Non sono più triste
E la nuova vita sta per cominciare
E la solitudine finirà


(P.S.: Tutte le traduzioni sono mie)

giovedì 9 luglio 2015

ancora una poesia di Murilo Mendes

Commiato di Orfeo

È ora di lasciarvi, segni della terra,
Forme vane del mutevole pensiero,
Forme organizzate dai sogni:
Ho additato col canto il vostro scopo.
È ora di lasciarvi, poteri del mondo,
Magnolie del mattino, solenne tunica degli alberi,
Montagne eterne per peso e lontananza,
Uccelli dissonanti, sesso castigato,
Deserto territorio delle stelle;
Giovane morta che mi desti la vita,
Prore di galee nel cielo, demoni lucidi,
Lungo silenzio di losanghe gelide,
Pietre di rigore, penombre d'acqua,
Dei dall'inesauribile senso,
Baccanti che distruggete quello che vi donai;
È ora di lasciarvi, dolci affetti,
Magia degli eterni compagni,
Sotterranei del clavicembalo, velluti del clarinetto,
E voi, forze sgorgate dalla terra,
Mirabili belve di seta e cosce;
Chiaro riso di more, odore di papaveri cinerei,
Architetture del male, pozzi d'angoscia,
Modulazioni della nube, materie innumerevoli
Cresimate dalla bellezza:
Ho mostrato nel canto il vostro scopo.
È ora di lasciarvi, ombra di Euridice,
– Costellazione floscia della mia insonnia, –

Lira che placasti l'urlo dell'inferno,
È ora di lasciarvi, o golfo della luna,
Orchestrazione della terra, alcools del mondo,
Morte, prolisso testo dalle mille metafore
Che si legge dal dritto e dal rovescio,
Morte mia, bozzolo in cui abito dal principio;

È ora di esplodere, di abbandonare lo schema:
Compiendo l'antico rito
Ritorno al cielo originale,
Cielo orlato d'Euridice;
Uomo, cripto-vivente,
Sogno sognato dalla vana vita,
Cantando spiro.

(da “Parabola”, 1952 - trad. R. Jacobbi)

mercoledì 8 luglio 2015

una poesia di Murilo Mendes

L'uomo, la lotta e l'eternità

Indovino nei piani della coscienza
due arcangeli in lotta con sfere e con pensieri
mondo di pianeti in fiamme
vertigine
squilibrio di forze,
materia in convulsioni che brucia per definirsi.
O anima che non conosce tutte le sue possibilità,
il mondo è ancora piccolo per riempirti.
Scuoti i pilastri della realtà,
risveglia i ritmi addormentati.
La guerra! Guarda gli arcangeli cadere in pezzi!

Un giorno la morte restituirà il mio corpo
la testa restituirà i cattivi pensieri
i miei occhi vedranno la luce della perfezione
e non ci sarà più tempo.

(traduzione mia)

poema da amiga

Ogni pretesto è buono
per starti vicino
persino setacciare versi
di Murilo Mendes o di Mário
De Andrade in cerca di oracoli
qualcosa come
“o anima che non conosci tutte le tue possibilità,
il mondo è ancora piccolo per riempirti”
o come “i fiumi,
oh mia dolce amica, sulla sponda dei fiumi
è la terra da popolare”
qualcosa insomma che mi dica
dell'aria che respiri
dei suoni che ti attraversano le palpebre
della paura che ti sfregherei
via dalle braccia se solo
potessi. Tu mi ascolti comunque
lo so – non esiste silenzio
spesso abbastanza da separarci.

sabato 4 luglio 2015

“tão longe de mim...”



Fa' conto che io sia lì
con te. Non ci sarò
fisicamente, ma con il pensiero
e con il cuore sì, lo sai...”


Com'è difficile la tenerezza
quando il tempo morde la nuca
però ricordatelo dovremmo
sempre sempre provarci
calcare sui tasti quanto
più lo spazio si allarga
e la voce si sfoca.
È ovvio poi
il bene che ti voglio
è sempre lì sul punto di incrinare
il pericardio
figuriamoci contenerlo
negli ammanchi del fiato.
Un gesto
quello sì:
è perciò che aspetto preparo
le braccia bene aperte
per il tuo petto.


Nell'immagine: "Ele (effetto di luce)"
pennarelli, luglio 2015

venerdì 3 luglio 2015

parliamo un po' di me (3)

Un mio testo ha ricevuto una menzione al concorso "Lorenzo Montano".
Non è un premio, ma io sono contento lo stesso.

(Qui i dettagli)

giovedì 2 luglio 2015

lampi - 274

La poesia è menzogna.
Ma è la menzogna più onesta che possiamo pronunciare.

mercoledì 1 luglio 2015

lampi - 273

Amare se stessi è un obiettivo ambizioso.
Imparare a tollerarsi sarebbe già un risultato.