giovedì 30 maggio 2013

big man, great man



Tante scomparse, illustri e non, in questi giorni, di cui non ho tempo di parlare; ultima ma non ultima quella di Franca Rame, una di quelle donne per le quali dire semplicemente "è bella" non è affatto un complimento sessista, perché la bellezza esteriore irradia da una più complessa, interiore, quella dell'intelligenza e del coraggio.
Però ce n'è una che mi colpisce in modo particolare: quella di Mulgrew Miller, pianista jazz, uomo grande in tutti i sensi. Se n'è andato ieri, per un infarto, prima di compiere cinquantotto anni.
A lui è legato il ricordo del più bel concerto della mia vita. Ne ho parlato qui, e se lo leggete, mi fa piacere, non per me, ma perché è un omaggio a lui.

lunedì 27 maggio 2013

there's a new blog in town


(clicca sull'immagine per saperne di più)

sabato 25 maggio 2013

lampi - 214


Trovare una quindicenne che dichiara come proprio eroe Hayao Miyazaki ti fa sperare in meglio per il futuro.




venerdì 24 maggio 2013

la terra piena di calore




Dann werden wir kein Feuer brauchen

Dann werden wir kein Feuer brauchen
Es wird die Erde voll Wärme sein
Der Wald muß dampfen, die Meere
Springen, Wolken die milchigen Tiere
Drängen sich: ein mächtiger Wolkenbaum
Die Sonne ist blaß in all dem Glänzen
Greifbar die Luft ich halte sie fest
Ein hochtönender Wind
Treibts in die Augen da weine ich nicht
Wir gehn bloßen Leibs
durch Wohnungen türenlos schattenlos
Sind wir allein weil keiner uns folgt niemand
Das Lager versagt: stumm
Sind die Hunde sie wehren nicht
Den Schritt mir zur Seite: ihre Zungen
Aufgebläht ohne Ton sind taub
Nur Himmel umgibt uns und schaumiger Regen Kälte
Wird nie mehr sein, die Steine
Die ledernen Blumen unsere Körper wie Seide dazwischen
Strahlen Wärme aus, Helligkeit
Ist in uns wir sind silbernen Leibs
Morgen wirst du im Paradies mit mir sein

* * *

Poi non avremo bisogno del fuoco

Poi non avremo bisogno del fuoco
Ci sarà la terra piena di calore
Il bosco deve fumare, i mari
Saltare, le nuvole, animali di latte,
Si accostano: un enorme albero di nuvole
Il sole è pallido in tutto il suo splendore
L’aria è afferrabile, io la stringo
Un vento di alti suoni
Mi soffia negli occhi e io non piango
Attraversiamo nudi
Case senza porte senza ombre
Siamo soli perché nessuno ci segue, nessuno
Ci nega un posto per riposare: muti
Sono i cani, non spingono
Il mio passo al lato: le loro lingue
Sono gonfie, senza suono, sono sordi
Solo il cielo ci circonda e schiuma di pioggia, freddo
Non ci sarà mai più, i sassi
I fiori di cuoio, i nostri corpi, in tutto ciò sono come seta
Emanano calore, chiarore
È dentro di noi, abbiamo un corpo d’argento

Domani sarai con me nel paradiso


Sarah Kirsh (1935-2013)


Traduzione di Stefanie Golisch (da qui)

giovedì 23 maggio 2013

conflitti interiori



Sono nato nel 1975: quindi, sono cresciuto e ho fatto le mie prime esperienze del mondo negli anni Ottanta. Le esperienze davvero significative, intendo, quelle che si collocano tra l'infanzia e la prima adolescenza.
Ciò significa che molta della musica di quel periodo mi provoca esondazioni di ricordi, che riemergono da falde profondissime della memoria, proprio quelle più innervate di terminazioni emozionali.
Non sarebbe un problema, se non fosse che la maggior parte della musica di quel periodo ripugna profondamente al mio senso estetico.
Pure, così è.

lunedì 20 maggio 2013

BEStie da insegnamento



Un pomeriggio qualsiasi, nell'aula magna di una qualunque scuola italiana. Collegio Docenti: il corpo mistico della scuola, l'epifania del Nulla.
Il DS prende la parola per comunicare al CD che, come da disposizione del 27/12/2012, integrata da circolare n. 8/2013 del 6 marzo u.s., è istituita la figura dei BES, che vanno ad aggiungersi agli H (ex legge 104/92) e ai DSA come destinatari di diritto di PDP da parte del CdC. Tutto ciò, ovviamente, sarà integrato nel prossimo POF.

Okay, tiriamo un respiro e vediamo di tradurre dal didattichese.
Come tutti sanno, la scuola non ha soldi. Non ha soldi nemmeno per quelli che ne avrebbero più bisogno, cioè gli alunni in difficoltà, i portatori di handicap, coloro che hanno situazioni personali difficili. Negli ultimi anni, gli insegnanti di sostegno sono caduti come mosche, le risorse per i corsi di recupero sono state decimate, i docenti non hanno più compresenze né ore a disposizione, le attività extracurriculari non vengono più pagate.
Come forse non tutti sanno, da qualche anno sono ufficialmente certificati i DSA, cioè i Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Dislessia, disgrafia, discalculia.
Problemi seri, che andrebbero affrontati con strumenti seri, e che invece sono spesso liquidati a suon di “piani didattici personalizzati”. In pratica, i DSA sono diventati una sorta di passepartout didattico: un alunno ha qualche problema? È dislessico. Evualà, ci siamo sgravati la coscienza.
Però, almeno, la dichiarazione di DSA (così come quella di handicap) deve essere fornita da un'autorità competente, in pratica da un medico specialista. È già qualcosa.

Ora, il ministro uscente Profumo, con un ultimo colpo di coda, si è inventato i BES: Bisogni Educativi Speciali. Categoria-discarica, in cui vanno a confluire depressione, disagio psicologico, emarginazione sociale, disturbi evolutivi, scarsa conoscenza della lingua italiana, e molto altro ancora. Tutti problemi seri, che andrebbero affrontati seriamente: ad esempio, fornendo più risorse alla scuola, aumentando le ore di sostegno, incentivando (leggi: pagando) le attività di recupero, eccetera eccetera.
Invece, qual è la soluzione? Passare la patata bollente ai consigli di classe, che dovranno redigere, di volta in volta, specifici “piani didattici personalizzati”.
Facendo la tara, direi che più o meno metà dei miei alunni potrebbero essere classificati come BES. Tanto più che non esiste nessun vero obbligo di certificazione.
Ripeto: nessun obbligo di certificazione.
Una famiglia qualsiasi potrà chiedere che il proprio pargolo sia dichiarato BES, con tutto quel che ne consegue: obiettivi minimi, sconti nella programmazione, prove didattiche facilitate, dispensa da alcune attività (lettura ad alta voce, interrogazioni, particolari materie del curriculum didattico).

Insomma, esistono i ragazzi con difficoltà d'apprendimento, dovute a un gran numero di cause? Sì, senz'altro.
La sigla BES è la soluzione del problema? No, per niente.
La soluzione, ripeto, sarebbe dare ai prof gli strumenti per far bene il loro lavoro.
Ma questo, evidentemente, non rientra nelle priorità del ministero.


(Per chi vuol saperne di più, si può guardare qui e qui.)

domenica 19 maggio 2013

lampi - 213


... come, nello svolgere i temi, tutti gli alunni, anche i più scalmanati, si trasformino in piccoli, rugosi moralisti con il ditino alzato.

venerdì 17 maggio 2013

so' soddisfazioni...

 

La collega che ti fa: "Sai, ho incontrato S., ti ricordi la ragazza che l'anno scorso era tua alunna e poi ha cambiato scuola? Dice che si trova bene, sia con i prof che con i compagni, è tanto contenta, le manca una sola cosa della vecchia scuola: le lezioni di Pasquandrea".

lunedì 13 maggio 2013

ci perdiamo?




Venticinque anni fa, il 13 maggio 1988, il corpo di Chet Baker percorreva i pochi metri che separavano la finestra dell'hotel Prins Hendrik di Amsterdam dal selciato.
Tempo fa, scrissi un pezzettino dedicato a lui. Chi avesse voglia di leggerlo lo trova qui.
Per l'occasione, tradussi anche una poesia che parla di lui. Eccola, qui sotto.
Buona lettura e buona musica.


Ai (Florence Anthony)
Arcangelo (per Chet Baker)

Hai attraversato
la cortina azzurra di Van Gogh
fino al mio sogno.
Quel giorno a Parigi
sedemmo al caffè all’aperto per ore.
Io avevo i seni alti
e il mio vestito era scollato.
Tu ti avvicinavi a me, ti avvicinavi;
eppure, non mi toccasti.
“Non ne ho bisogno”, dicevi, “è la roba,
è il flash
meglio del sesso.
Zitta, fai un respiro profondo
e ti addormenterai come ho fatto io”.
Sapevo che mi stavi fregando,
che sotto la filosofia da hipster
c’era il solito vecchio Chet in cerca di una dose.
Eppure ti prestai i soldi, eppure ti seguii
fino al pissoir,
dove Lucien ti diede “le fix”.
Scuotendo la testa, intascò i soldi e disse,
“Avevo sentito che eri morto”,
e tu rispondesti, “Lo sono”.
Dicesti che quando ti eri schiantato sul marciapiede,
Amsterdam aveva sobbalzato, poi si era riassestata nell’apatia,
come facciamo tutti, quando ne abbiamo abbastanza
della stupidità della vita.
Finisti a dividerti la spada con una puttana
che aspettava fuori dalla porta del pissoir,
la tua generosità tanto patetica
quanto prevedibile.
Volevi la santità come chiunque altro.
Invece, ti eri guadagnato le ali
arrivate in ritardo per salvarti
ma non per portarti su
nel paradiso dei tossici.
Più tardi, ci fermammo sulle scale di Notre Dame.
Eri calmo, mentre indicavi il campanile.
Dicesti che vedevi Quasimodo lassù,
che teneva Esmeralda sopra il margine
per i capelli,
ma tutto quel che vidi guardar giù erano i gargoyle
che avevano trovato pace,
perché a loro non importava niente.
“Li vedo”, mentii, per farti piacere,
ma tu sapevi e mi soffiasti un bacio.
Mi augurasti “bonne chance”,
poi ti accomodasti nel volo,
mentre la fresca notte di jazz e di stelle
apriva le braccia per accoglierti.

sabato 11 maggio 2013

getting lost



Bisogna che i tuoi occhi si rendano simili all'oggetto da vedere
e gli siano pari, perché solo così potranno fermarsi a contemplarlo.
Mai un occhio vedrà il Sole senza essere diventato simile al Sole.
(Plotino, Ennneade I, 6: Sulla Bellezza)


Avevi ancora sangue nel respiro
lo notavo all'improvviso come si nota
il margine di un'iride una maglia rotta
la deviazione dell'asse che allontanava
la via Emilia.
                              Si potrebbe contare tutto
(pensavo) parole passi capelli smarriti
non è quella la somma: è che tutti
tutti in fondo conosciamo il giorno
persino l'ora – sarebbe facile
lasciar maturare i segni
torcere in tempo la traiettoria
forzare le palpebre.
                                        È una cosa
minima la bellezza un urto
di falangi un fiore d'argento matto.
Lo sai nulla è troppo.

martedì 7 maggio 2013

inquietanti scenari revisionistici

 "Gli spagnoli non dialogarono mai con gli indios, ma pensavano solo a sodomizzarli".

(S., 3° D, compito di storia)

domenica 5 maggio 2013

all work and no play



Scusate: troppo lavoro, poca ispirazione. Ho bisogno di una pausa dal blog, che nelle prossime settimane sarà aggiornato se e quando potrò.
Ci risentiamo, spero, presto: stay tuned.

venerdì 3 maggio 2013

che bella vista


Chi fa cultura, di questi tempi, o è un pazzo o è un genio. In entrambi i casi, va aiutato.
Non ho ancora capito bene a quale delle due categorie appartenga Antonio Lillo, ma l'ultima sua geniale follia la vedete qui sopra: è un giornale di arte, letteratura, cultura e varia umanità, che si chiama "Il Bellavista". Quella che vedete è la copertina del primo numero, con una foto di Helmut Newton, a cui io ho assegnato il titolo personale di "L'Intellettuale di fronte alla Realtà".
Per ora, la rivista è in distribuzione solo nelle lande assolate della Valle d'Itria, ma abbiate fede in Antonio. Per la cronaca, dentro c'è anche un pezzo mio.

(Che poi, diavolo d'un Lillo, questa non è l'ultima follia, ma la penultima. Dell'ultima vi parlerò, prima o poi. Chi è su FacciaLibro, la può vedere qui).