sabato 30 marzo 2013

poi va via




“Io amo talmente la musica e la bellezza, le amo talmente perché sento che se tu ne prendi dei pezzi, dei piccoli svolazzi, come quei foulard che nelle serate di moda si vedono svolazzare… Solo che la musica è un continuo svolazzare di foulard, va avanti da sola e uno deve essere lì pronto ad ascoltare, perché poi lei va via".
(Enzo Jannacci - da qui)





Ti , te sé no perchè ti vett minga in gir
che per faa la spesa per mi;
perchè i ghe voeur mess'ura, e a 'rivà
giò in piazza del Domm i ghe veuren dù tramm...
ma mi, quand'ènn vott ur, torni a cà de bottega;
nascondi la cartèla cunt denter li mee strasc,
me l'lasci la giacchetta come te me dis ti,
camini per Milann: me par de vèss un sciur!

Ti, te sé no: i gh'e tanto otomobil
de tucc i culùr, de tucc i grandesc'
lìè pien de lüs, che el par d'ess a Natal,
e süra, il ciel pien de bigliett de milla...
Che bel ch'el ga de vèss
èss sciuri, cunt la radio
noeuva e, nell'armadio,
la torta per i fieu
che vegn'in cà de scola...
e tocca dargli i vizi:
"...per ti, un'altra vestina!
A ti, te cumpri i scarp!..."

Ti, te sé no... ma quest chi l'è on parlà de stüpid:
l'è bún dumaa de tirà ciucch!
Ti, te sé no... ma quand mi te caressi
la tua bèla faccetta piscinètta, me par
me par de vèss un sciúr;
un sciúr ch'el gh'ha la radio
noeuva e, nell'armadio,
la torta per i fieu
che vegn'in cà de scola...
e tocca dargli i vizi:
"...per ti, un'altra vestina!
A ti, te cumpri i scarp!..."

l'angolino dell'arte (quinta puntata)

 Rapunzel si pettina i capelli

Il pupazzo di neve

Il brucomela

venerdì 29 marzo 2013

altre voci



Febbrère, curte e amère

Mmiéie e ccume fa fridde
pure pe ddind'a chèse

m'ha sumendète nganne
na sfattugghie

ca pure ch'avessa murì mo
manghe me na fedasse
a iavezarme

manghe me n'addunasse.


(ascolta su DivShare)

Febbraio, corto e amaro // Cazzo come fa freddo / anche in casa // mi ha seminato in gola / un'accidia / che anche se dovessi morire adesso / nemmeno ce la farei / ad alzarmi // nemmeno me ne accorgerei.

* * *

 Dope ch'ha chiòvete

Dope ch'ha chiòvete u ciéle ce sduèche
ccum'a nu para d'occhie ca ce ddòrmene
l'arie ce rèpe ccum'a nu panne spèse
te' n'addore de ièreva mbusse
ca ce bburrute pe ssop'a facce
n'de fa lluscià cchiù

ma ji tenghe i mène ca iattèiene
vanne truanne quache ccose
ca u sàpene sule lore

so ppruffediuse*
ne mm'u vonne disce.





(ascolta su DivShare)
 

Dopo la pioggia // Dopo la pioggia il cielo si svuota / come un paio d'occhi che si addormentano / l'aria si apre come un panno steso / ha un odore di erba bagnata / che si avvolge sulla faccia / non ti fa vedere più // ma io ho le mani che vagabondano / vanno in cerca di qualcosa / che sanno solo loro // sono puntigliose / non vogliono dirmelo


* Pruffediuse, l'ho tradotto con "puntiglioso", ma la traduzione non mi convince. Propriamente, la parola indica qualcuno che non vuole essere contraddetto, che non sopporta di avere torto e che anzi si impunta, per puro puntiglio, ed è disposto a fare di tutto pur di averla vinta. Non trovo un equivalente preciso in lingua italiana. Proposte?

giovedì 28 marzo 2013

l'angolino dell'arte (quarta puntata)

 L'autunno

Babbo Natale

Dodo dell'Albero Azzurro

Elena e Lorenzo al parco giochi

Il papà con Lorenzo e la mamma che raccoglie i fiori
per portarli a Elena che è a casa perché ha la febbre
(sullo sfondo, rondini e una farfallona extra-large)

mercoledì 27 marzo 2013

troie



Torno da una due-giorni romana, senza web, giornali e TV; la prima notizia che leggo è che l'assessore Battiato, il cui viso, voce e CV coincidono con quelli di un noto cantante, ha pronunciato, davanti all'Europarlamento, durante un discorso (se ho ben capito) ufficiale, la parola riportata nel titolo.
Tante sarebbero le riflessioni: lo scadimento del costume, il cattivo esempio ai ggiovani, la perdita di quei freni inibitori, di quel senso della dignità, che erano forse l'eredità più positiva di quella che un tempo si chiamava borghesia.
Ovviamente, l'insulto (intendo l'insulto aperto, sdoganato se vogliamo disseppelire un reperto di archeopolitichese) è oramai arma politica già da tempo: almeno dall'inizio del ventennio berlusconiano. E la tradizione - volendo - è antichissima, se già Catullo apostrofava Cesare come "Romulo frocio" (cinaede Romule) e "cazzo moscio" (diffututa mentula).
Negli ultimissimi tempi, però, mi pare abbia raggiunto una nuova dimensione, e per questo va resa grazie a Grillo. L'essenza della Neue Politik grillina è l'asimmetria nell'accesso all'insulto: io ho il diritto di insultarti, tu no.
Il M5S trae la presunzione della propria superiorità dalla pretesa di rappresentare il Popolo, anzi di identificarsi con il Popolo. L'aspettopreoccupante è che proprio questa pretesa è sempre il primo passo verso le dittature: è successo in Francia ne
l 1793-94, in Italia nel Ventennio, in Russia durante lo stalinismo.
Spero non succeda di nuovo.

martedì 26 marzo 2013

voci



Lundène, lundène assà

Vulesse sulamende vvascià a chèpe
e truarte pe nnanze
me vulesse ngavedà
sott'a na scelle
ccum'a na vucellucce.


(ascolta su DivShare)

Lontano, tanto lontano // Vorrei solamente abbassare la testa / e trovarmiti davanti / vorrei riscaldarmi / sotto un'ala / come un uccellino.

* * *

Chiuwechéje

A vi' ca ce sta a majagne.
Jogge tutte cose
pare ca mmàscechene a vvacande.
Dind'a uandiére i vernecocche
ppìccene a scurìje
ccum'e tanta vernìce.
Ajuste 'u mmalavùrje
ndrune e acquarìje
c'è zzeffunnète mbette
na mòrje de penzire fràcete.

 
(ascolta su DivShare)

Piovìggina // La vedi che c'è, la magagna. / Oggi tutto / pare che mastichi a vuoto. / Nel vassoio le albicocche / accendono la penombra / come tante scintille. / Agosto del malaugurio / tuoni e acquerugiola / si è affondata nel petto / una morchia di pensieri fradici.

lunedì 25 marzo 2013

chissà se un segno



Visitando necropoli con donne
viene l’ora del tè
già il pomeriggio è andato
E s’avvicina l’ora
di cominciare un nuovo amore
e insieme l’ora di finirlo
Così passa l’età
Chissà se un segno
lasceremo
magari senza accorgercene
una pietra squadrata
tra le pietre dell’enorme piramide
o una spoglia d’ossa in un loculo

17.11.62
Italo Calvino

sabato 23 marzo 2013

passi da gigante



Non mi piace lo sport. Per niente.
Non mi piace praticarlo, né tantomeno guardarlo. Sono troppo individualista per apprezzare i giochi di squadra, e del resto mi ripugna il concetto stesso di agonismo, l'idea di dover sconfiggere gli altri per affermare il proprio valore. Io, istintivamente, sto sempre dalla parte di chi perde.
Eppure mi ha colpito la scomparsa di Mennea, non so nemmeno io perché. Forse perché il mio primo ricordo di lui è un ritaglio di giornale con la cronaca di una sua gara, credo del periodo quando riprese a correre dopo una pausa, e c'era lui che dichiarava “se... (non ricordo più cosa) sono fottuto”. Era la prima volta che vedevo scritto “fottuto”, anzi, forse la prima volta in assoluto che mi imbattevo nella parola.
Ripenso a questo meridionale, figlio di un sarto di Barletta, con una zazzera di ricci neri, la faccia ossuta, piccolo, mingherlino, con la maglietta e i pantaloncini che gli spenzolavano addosso (niente a che vedere con la stuatuarietà bronzea di un Carl Lewis o con le impressionanti masse muscolari di un Ben Johnson, per non parlare dei divi mediatici stile Usain Bolt). Uno che mente gareggiava si laureava in Scienze Politiche, e poi anche in Giurisprudenza, Scienze Motorie e Lettere. Uno ispido, scorbutico, poco incline ai compromessi. Che se n'è andato senza dir niente a nessuno: quando doveva fare le terapie, ai suoi amici raccontava che andava in ospedale a trovare un parente.
Riguardo i filmati con lui che scatta dai blocchi di partenza, prima lento, poi sempre più veloce, fino a tagliare il traguardo con dietro un vuoto di cinque o dieci metri. Il record sui duecento che regge per quasi vent'anni. Ripenso a quel che diceva ieri un suo collega: che per lui lo sport era disciplina interiore, prima ancora che ricerca della vittoria.
E penso che, ecco, questa può essere un'idea accettabile di sport. E forse, una volta tanto, si può anche dire che si è orgogliosi di essere italiani, e persino di essere meridionali.

venerdì 22 marzo 2013

concorso a premi



"Papà, che cot'è quetto ttlano banana?"

Traduzione dal lorenzese: "Papà, che cos'è questo strano rumore?"

Chi riuscirà per primo a ricostruire la catena di associazioni fonico-semantiche che ha portato da "rumore" a "banana" vincerà, a scelta:
- una caramella già pre-masticata;
- un fazzoletto per metà smoccicato;
- una vecchia macchinina del papà, attualmente in fase di demolizione;
- una foto con dedica di Birichino, cagnetto di peluche che ha preso residenza fissa nel letto di Lorenzo;
- la registrazione integrale di mezz'ora di chiacchiere fra Lorenzo e la sorellina.

giovedì 21 marzo 2013

lampi - 204


Quando, parlando con un sedicenne, dici: "È un libro recente".
Poi guardi la data: e vedi che è di vent'anni fa.
E ti accorgi che lui ti guarda strano.
E il triste è che, per te, il libro è davvero recente.
Lì, ti accorgi che stai invecchiando.

mercoledì 20 marzo 2013

e star con lieta cera


Ecco la primavera,
Che’l cor fa rallegrare,
Temp’è d’annamorare
E star con lieta cera.

Noi vegiam l’aria e’l tempo
Che pur chiam’ allegreça
In questo vago tempo
Ogni cosa vagheça.

L’erbe con gran frescheça
E fior’ coprono i prati,
E gli albori adornati
Sono in simil manera.

Ecco la primavera
Che’l cor fa rallegrare
Temp’è d’annamorare
E star con lieta cera.


Francesco Landini
(Firenze, 1325-35 /  1397)


martedì 19 marzo 2013

il quizzone di Ruminazioni



a) La medicina è un'attività complessa, per svolgerla necessitano una laurea, una specializzazione e un lungo tirocinio.

b) L'insegnamento è un'attività complessa, per svolgerla necessitano una laurea, un concorso pubblico e un lungo tirocinio.

c) La politica è un'attività complessa, lasciamola svolgere ai primi dilettanti allo sbaraglio.


Consegna: Una di queste tre frasi è errata. Individuare quale.

lunedì 18 marzo 2013

l'angolino dell'arte (terza puntata)

Ancora E.P.: feste, paesaggi e due variazioni marine.

Il Carnevale


 La notte


Nemo che sta nel mare


Il mare con i pesci e le lische di pesce 
(tre: quella lunga è una lisca di squalo, 
quelle piccole invece erano pesci buoni;
il pesce al centro è una balena)

domenica 17 marzo 2013

l'angolino dell'arte (seconda puntata)

L'artista di oggi, L.P., è una relativa novità per i lettori, anche se le sue produzioni orali hanno già avuto il loro spazio.
L.P. attraversa attualmente una fase informale; i titoli sono suggeriti dalla figura genitoriale e approvati con un "tì" o con un "no", eventualmente arricchiti da una esplicazione.

L'arcobaleno di colori


I bambini che giocano


 Il bosco (dove c'è il lupo)


La pioggia

sabato 16 marzo 2013

l'angolino dell'arte (prima puntata)

L'artista che proponiamo oggi, E.P., è una presenza familiare ai lettori di questo blog.
La selezione di lavori contenuta nella rassegna odierna, tutta prodotta nelle ultime settimane, testimonia i filoni che attualmente innervano il suo lavoro: le fiabe, i ritratti familiari, le stagioni, i caratteri alfabetici.
Le opere sono in esposizione permanente in casa Pasquandrea.


Le quattro stagioni


 Il papà con Lorenzino piccolo in braccio, la mamma
e Elena (che era lì ma non si vede)


 Peter Pan combatte con Capitan Uncino


La Pimpa e la sua casetta


Le scritte tutte colorate

venerdì 15 marzo 2013

grado zero



La mano serve soprattutto a quello
coprire la curvatura in tutto il suo arco
a partire dall'ombelico e oltre
del resto
la polvere copre i nudi
l'acqua le radici
il favo della fronte travalica
ogni possibilità di calcolo

si può stabilire un limite a tutto
volendo
vedi quante finestre vuote
ognuna potrebbe accoglierci
senza il minimo sforzo
se non fosse che siamo già tutti fonema
il processo sembra ormai irreversibile

è questo – te lo dico una volta
per tutte – il primo e l'ultimo
articolo. Di ogni ellissi
resta una traccia un cavo nell'aria
alla fine
la luce reclama sempre una preda.

 
 (clicca qui per ascoltare - e scaricare - su DivShare)

giovedì 14 marzo 2013

le dimensioni contano


 - Mamma, petté lavi i piatti?
- E sennò chi li lava, la fata?
- No! La fata è pittolina!

mercoledì 13 marzo 2013

a seconda


- Ma tu come ti chiami?
- Lolento.
- Lorenzo cosa?
- Lolento Pappavela.
- Pappavela?
- Tì.
- Ma proprio Pappavela? Pappa-vela?
- Oh, lattami ttale che io to' pittolo.
- Sei piccolo?
- No, to' glanne. No: to' pittolo.
- Ma sei piccolo o sei grande?
- Tutti i bimbi delle maette to' pittoli!

martedì 12 marzo 2013

lunedì 11 marzo 2013

domenica 10 marzo 2013

lampi - 203


In tempi come questi, la scelta è fra essere ragionevoli o sopravvivere.

sabato 9 marzo 2013

ipotesi plausibili (e desiderabili) per il futuro



Monaco shintoista
Calligrafo nelle cancellerie vaticane
Coltivatore di sorgo nel Benin
Infermiere in un lebbrosario hawaiano
Correttore di bozze per una casa editrice specializzata in letteratura armena medievale
Cacciatore-raccoglitore nel Kalahari
Etnologo sui monti di Jayawijaya
Accordatore di salteri
Virtuoso del calascione
Lucidatore di canne d'organo
Percussionista in un'orchestra di gamelan
Restauratore di pipe antiche
Intagliatore di giada
Scaccino
Puparo
Sbandieratore
Mosaicista
Pittore di grottesche
Maniscalco
Tosatore di yak
Sgusciatore di cicale di mare
Scuoiatore di ermellini
Allevatore di sanguisughe
Inamatore di bigattini
Degustatore di cannolicchi
Annodatore di mozzarelle di bufala
Apprendista suonatore di launeddas 
Incorniciatore di icone
Compilatore di digesti odeporici
Pellegrino sul cammino di Santiago
Anacoreta

(... choose your favorite option)

venerdì 8 marzo 2013

non ha tutti i torti



- Lorenzo, ma dov'eri tu prima di nascere?
- Sul letto!

giovedì 7 marzo 2013

lampi - 202


Il vincitore ha sempre torto.

mercoledì 6 marzo 2013

clonazioni




Le quattro del mattino, fine di dicembre
Ti scrivo solo per sapere se va meglio
New York è fredda, ma mi piace dove vivo
C'è musica su Clinton Street per tutta la sera

Ho saputo che ti stai costruendo
La tua casetta nel mezzo del deserto
Adesso vivi per niente
Spero tu stia tenendo un qualche diario

Sì, e Jane è venuta da me con una ciocca dei tuoi capelli
Ha detto che gliel'hai data tu
Quella notte che hai deciso di far pulizia
Poi hai mai fatto pulizia?

Ah, l'ultima volta che ti abbiamo visto sembravi tanto più vecchio
Il tuo famoso impermeabile blu era strappato su una spalla
Sei stato alla stazione ad aspettare ogni treno
E sei tornato a casa senza Lili Marlene

E ti sei portato in giro la mia donna
Per un pezzo della tua vita
E quando è tornata
Non era la moglie di nessuno

Beh, io ti vedo lì con la rosa tra i denti
Un altro smilzo ladro zingaro
Beh, vedo che Jane è sveglia
Ti manda i suoi saluti

E che cosa ti posso dire, fratello mio, mio assassino
Che cosa potrei mai dirti?
Penso che mi manchi, penso che ti perdono
Sono felice che ci siamo incrociati

Se mai vieni da queste parti
Per Jane o per me
Il tuo nemico dorme
E la sua donna è libera.

Sì, e grazie per il dolore che le hai tolto dagli occhi
Io pensavo che fosse lì per un motivo
Perciò non ci avevo mai provato

E Jane è venuta da me con una ciocca dei tuoi capelli
Ha detto che gliel'hai data tu
Quella notte che hai deciso di far pulizia

Saluti, L. Cohen



martedì 5 marzo 2013

lame



Se ho inciso il legno il motivo è lo stesso
per cui la carne apre alla carne
le mucose salgono alla luce.

(Sei proprio tu quando non ti guardo
sai articolare a malapena il fianco
con la penna avevi rotto tutte le maglie).

Non posso stabilire in anticipo
chi o che cosa resterà congiunto
posso appena governare le sillabe

e anche allora è meglio evitare
certe collisioni. Solo una volta
ho seguito la curva quasi fino in fondo

mi sono fermato poco prima del fuoco
(era quello il mio abbaglio
non distinguere il tuo dall'odore dell'aria)

ma di ogni interruzione deve restare traccia
la fuga è questa l'unica cura per gli occhi
lontano dalla pelle dal graffio

dalla torsione dolcissima.



La fotografia in alto è di Daniele Barbieri - da qui.
Quella qui sotto, ovviamente, è mia.
Se poi avete la pazienza di andare ancora più in basso, c'è anche un piccolo regalo.




lunedì 4 marzo 2013

prima del bene



Ti guardavo le mani
a forza di rodere sei arrivata all'osso.
C'erano cose mentre parlavamo
che si muovevano intorno e credo fossero
fiamme – ma chi può dirlo?
Chi può più essere sicuro di qualcosa?
Però in fondo alla falange
c'era carne viva
in fondo alla traiettoria il brusio
del tuo sangue.
Hai avvolto le mani nei capelli
proprio come ti avevo impedito di fare
fra le tue cosce e le mie era tutto un ruvido di metafore
io almeno ho avvertito chiaramente l'impatto.

domenica 3 marzo 2013

anta meno due



Neanche un capello bianco.
Parecchie rughe, però.
Piccole, quasi invisibili: ma io so dove sono.
Mi piacciono. Trovo che mi donino.





sabato 2 marzo 2013

lampi - 201


Cose da fare prima di morire: una mozione al MIUR perché Antonio de Curtis sia inserito fra gli autori obbligatori nel programma di filosofia.

venerdì 1 marzo 2013

tutto vita, tutto luce



Il vecchio desidera l'estate

Oh, fosse infine luglio, anziché marzo,

nulla mi fermerebbe: in uno slancio,
a cavallo, in carrozza, o anche in treno,
irromperei tra le belle colline.

Lì avrei vicine grandi macchie d'alberi,
che siano platani, olmi, aceri o querce:
da quanto tempo non li ho più veduti!

Là smonterei di sella, o griderei:
Ferma!, al cocchiere, e me ne andrei vagando,
sempre più addentro al paese d'estate.

Sotto quegli alberi riposerei,
in quelle cime vedrei giorno e notte
insieme, non come qui, in questa casa,

con i suoi giorni vuoti come notti
e notti infide e scialbe come i giorni.
Tutto sarebbe vita, tutto luce.

E qui, nella penombra del tramonto
io sto in letizia, e se un soffio mi sfiora
non mi bisbiglia mai: “Tutto ciò è nulla”.

Si fa buia la valle, e ci son luci
dove c'erano case, e un vento oscuro
spira, che non mi parla mai di morte.

Passo attraverso il cimitero e vedo
cullarsi i fiori nell'ultima luce
e nessun'altra cosa è a me vicina.

Fra macchie di noccioli che s'abbuiano
scorre acqua, e come un bimbo io sto in ascolto
e mai sento il sussurro: “Questo è invano”!

Lì svelto io mi spoglio per saltare
dentro, poi quando infine alzo la testa,
la luna è lì, ma io lotto col ruscello.

Mi sollevo a metà dall'onda ghiaccia
e scaglio un liscio ciottolo lontano,
mi ergo nel chiarore della luna.

Sul paese d'estate inargentato
cade ampia un'ombra: quella stessa, triste,
che qui mi accenna, fra cuscino e muro?

Triste e fosca, sta mezza accovacciata
e ci fissa maligna nel crepuscolo,
sa che fra noi qualcosa si è annidato?

Lei che il vento maligno in questo marzo
tormenta, che di notte mai si stende,
stringendo mani nere sul suo cuore?

Oh, dov'è luglio e il paese d'estate?


Hugo von Hoffmanstahl 
(traduzione mia - qui l'originale)



Nell'immagine: Nicolas Poussin, I pastori d'Arcadia (Et in Arcadia ego), 1640 circa